di Mauro Marras
Le trasformazioni di Torino ancora al centro di un interessante confronto avvenuto oggi nella sede di SiTi – Istituto superiore sui Sistemi territoriali per l’innovazione – di corso Castelfidardo 30.
L’incontro è stato organizzato per celebrare Franco Corsico, docente del Politecnico e assessore all’Urbanistica delle giunte Castellani, dal 1993 al 2001. SiTI, Politecnico e Audis – Associazione Aree urbane dismesse, fondata proprio da Corsico – hanno voluto mettere a fuoco le principali sfide ed opportunità delle trasformazioni in corso e previste, il mutamento dello scenario sociale e produttivo della città a vent’anni dal Piano regolatore di Gregotti e Cagnardi. Nella prima parte si è messo in luce il profilo di intellettuale poliedrico dell’ex assessore, scomparso nel gennaio scorso. Nella seconda, partendo al ruolo di Torino quale “città emblema della rigenerazione urbana in Italia e in Europa”, si sono messe a fuoco le strategie per il futuro.
Corsico fu il primo promotore della trasformazione di una città preda delle auto a una città per pedoni: la pedonalizzazione delle grandi piazze cittadine avvenne su suo impulso. Quando, nel primo mandato di Castellani, ebbe a suo carico le deleghe dei trasporti e dell’urbanistica, pensò a Torino come a una città organizzata sui grandi assi di trasporto, a partire dal passante ferroviario, che divenne nella sua visione il fulcro dello sviluppo e della trasformazione della città in direzione dei suoi nuovi asset vocazionali: non più one company town ma città della cultura, dell’industria e della conoscenza. Suo anche il concetto di “agopuntura urbana”, l’idea che operando per piccoli interventi su una mappa che disegna un futuro tendenziale è possibile stimolare, innescare la rigenerazione urbana.
La tavola rotonda conclusiva ha visto seduti al tavolo dei relatori Federica Corrado del Politecnico, Noemi Gallo di Atc, Cesare Paonessa dell’Agenzia per la mobilità metropolitana, Anna Prat di Torino strategica e l’assessore Stefano Lo Russo. Ai temi posti sul tavolo (l’integrazione della Città metropolitana, i Piani strategici – il primo fu proprio condotto a termine da Castellani e Corsico – la trasformazione delle periferie popolari, la visione strategica dei trasporti urbani), Stefano Lo Russo ha posto l’accento su come nei vent’anni che sono passati dalla redazione del Piano regolatore generale di Torino il mondo sia molto cambiato. Ad esempio, con lo sviluppo delle nuove tecnologie, le grandi migrazioni, le ripetute crisi economiche e finanziarie.
In questo quadro il profondo mutamento, le procedure urbanistiche sono rimaste quelle degli anni Trenta. “Il 90 percento del mio lavoro di ogni giorno è fatto di procedure, il 10% sui contenuti. Bisogna invertire i fattori”, ha detto Lo Russo. Sono anche “cambiati i cittadini sotto il profilo etnico, lavorativo, delle interconnessioni. È cambiata la pelle della città. Si è evoluta la produzione industriale, e si è accresciuto il ruolo degli atenei nell’identità della città. E la Cultura è un elemento che oggi caratterizza l’immagine di Torino nel mondo”, ha proseguito Lo Russo.
C’è poi il nodo di come finanziare lo sviluppo senza le leve del debito pubblico. Conclude l’assessore: “Occorre quindi operare una semplificazione che liberi il confronto sulle strategie e sulle tendenze di sviluppo e creare strumenti per stimolare attività virtuose di partnership con i privati”.