Si è svolta questa mattina la cerimonia in ricordo di Ennio Pistoi, una figura di spicco della storia partigiana piemontese. Il racconto della sua vita e delle sue imprese sono state rivissute nell’affollata aula magna del liceo classico Vittorio Alfieri, in corso Dante 80, da Gioacchino Cuntrò, vicepresidente del Consiglio Comunale, che ha portato il saluto della Città, da Walter Crivellin, docente di Storia del pensiero politico all’Università di Torino, da Felice Tagliente, presidente dell’associazione Nessun uomo è un’isola e da Mario Levi, presidente della Circoscrizione 8.
Crivellin ha sottolineato l’importanza di ricordare queste figure “per recuperare le radici di quelle scelte esistenziali e ricostruire un processo che arriva fino a oggi per liberare l’uomo dalla schiavitù e dall’annientamento di ogni dignità”. Tra i presenti, oltre ai numerosi studenti, i familiari di Pistoi: i figli Silvio, Adriana, Giovanni, Chiara, Angela e i tanti nipoti. I partecipanti si sono poi spostati nell’adiacente via Ormea 119, dove sulla facciata di quel che resta dell’ex carcere militare, oggi uno degli Asili notturni Umberto I, è stata scoperta una targa in ricordo del partigiano.
Nato a Roma nel 1920 e morto a Torino nel 2009, Pistoi, sopravvissuto alla campagna di Russia, dopo l’8 settembre del 1943 partecipò all’organizzazione della prima formazione partigiana “Valle di Lanzo”. Delle molte azioni di cui fu protagonista, gli storici ricordano la liberazione dell’aprile del 1944 di 148 persone rinchiuse nel carcere militare di corso Dante, episodio immortalato nella targa in suo ricordo. Successivamente arrestato, ostaggio dei tedeschi, Pistoi restò detenuto fino al 25 aprile del 1945. Fu primo segretario torinese della Democrazia Cristiana, successivamente si dedicò alla sua attività professionale nel comune di Borgo San Dalmazzo, che nel 2003 gli conferì la cittadinanza onoraria.
E’stato anche autore di un libro Nonno Ennio racconta. Perché parlare di Resistenza ai giovani, destinato inizialmente ai nipotini, in cui questo drammatico momento della storia del nostro Paese viene narrato dalla viva voce di un nonno, esperienza che ripeterà, più volte, nelle scuole.