di Mauro Gentile
Strappare al degrado un pezzo di città dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, preservandone la funzione di spazio culturale e assegnandogliene di nuove, come quella di residenza per studenti universitari, purché queste risultino compatibili con la sua storia, i vincoli architettonici e la destinazione a finalità pubbliche e, quindi, a bene al servizio della comunità cittadina.
Non una “mission impossible”, ma di certo un’operazione che richiede uno sforzo corale da parte di più soggetti. Un impegno – in termini di messa a disposizione di competenze professionali, di ricerca delle risorse e, non ultimo, di disponibilità al dialogo – indispensabile per trovare soluzioni che risultino economicamente sostenibili e, allo stesso tempo, assicurino un carattere di unitarietà all’intervento di riqualificazione della Cavallerizza Reale e della ex Zecca di via Verdi.
La strada individuata per dare corpo a un progetto unitario e finanziariamente sostenibile è un percorso aperto al confronto: un’idea messa nero su bianco nel protocollo d’intesa che questa mattina l’assessore al Patrimonio, Gianguido Passoni, ha presentato ai colleghi di Giunta e a cui l’esecutivo di Palazzo Civico ha dato il suo via libera per la sottoscrizione all’accordo che, insieme al Comune di Torino, sarà firmato da Regione Piemonte, Soprintendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, Archivio di Stato di Torino, Università degli Studi, Edisu, Compagnia di San Paolo, Fondazione Teatro Stabile, Fondazione Teatro Regio, Accademia di Belle Arti e società Cartolarizzazione Città di Torino.
“L’effetto del protocollo è l’apertura di un tavolo di lavoro con le istituzioni e gli enti firmatari, che dovrà produrre uno studio di fattibilità, valutare l’impatto economico, trovare risorse e – ha assicurato l’assessore Passoni incontrando in piazza Palazzo di Città un gruppo di manifestanti di Assemblea Cavallerizza 14:45, che da qualche mese occupano le storico complesso come forma di protesta – attuare un progetto che scongiuri la frammentazione del compendio in un insieme incoerente di usi e funzioni individuati singolarmente”.
Sulle preoccupazioni relative ai futuri impieghi degli spazi, Passoni ha ricordato ai manifestanti che “sono la posizione, l’architettura del compendio e i suoi vincoli di bene storico che indirizzano qualunque progetto verso destinazioni che non possono essere diverse da quelle culturali, di recettività e servizi per l’Università e di spazi di uso pubblico”.
A proposito del protocollo approvato stamani dalla Giunta, l’assessore al Patrimonio ha anche evidenziato che “siamo all’inizio di un percorso di confronto che lascia aperte le porte a ulteriori collaborazioni e alla partecipazione di enti o altri soggetti che intendano mettere a disposizione know-how e risorse”.