di Mauro Marras
Paola Virano è direttore della divisione Territorio e Ambiente della Città di Torino. Ha seguito fin dall’inizio, in questa veste, l’iter amministrativo che ha accompagnato la nascita del grattacielo Intesa San Paolo che domani sarà inaugurato in corso Inghilterra a Torino.
A quando risale il primo contatto tra il Comune e l’istituto bancario e come avvenne?
Il primo contatto risale a prima delle Olimpiadi, e quindi ancor prima della fusione tra Sanpaolo e Intesa, avvenuta nell’estate del 2006. Dopo i primi contatti tra Salza, di banca Sanpaolo, e il sindaco di allora, Sergio Chiamparino, sono iniziate le valutazioni sulla collocazione dell’edificio, a partire dalle indicazioni del Piano regolatore generale disegnato dagli architetti Gregotti e Cagnardi. La scelta del sito di corso Inghilterra era strategica per una banca che si apprestava a diventare la più importante d’Italia, davanti alla stazione dell’alta velocità che, all’epoca, era già in fase di costruzione.
Quali furono i primi atti necessari? La definizione degli atti portò anche a qualche innovazione nel processo amministrativo seguito?
Si cominciò a valutare le quantità di superficie necessarie, ad esempio. Ma soprattutto, a fronte dell’interesse manifestato da un importante operatore privato della nostra città, si è proceduto all’assegnazione dell’area con un’asta pubblica alla quale altri operatori, se interessati, potevano partecipare.
Quali furono invece i nodi da sciogliere nel percorso tra la variante urbanistica, il progetto definitivo e la gestione del cantiere?
Centrale, nel dibattito iniziale tra proprietà, progettista e Comune, fu il tema di conciliare le esigenze dell’edificio con sistemi di efficienza energetica, esigenza espressa fin da subito dallo stesso Renzo Piano. Le fonti energetiche del grattacielo sono di natura geotermica ed è presente un efficiente sistema di raffrescamento naturale, con notevoli vantaggi per la bolletta energetica; ciò ha comportato la realizzazione di interpiani più alti che hanno condizionato l’altezza complessiva. Lo studio delle soluzioni e delle esigenze applicate in questo caso hanno permesso di modificare alcune vecchie norme del Piano regolatore e del Regolamento edilizio in previsione di nuovi edifici verticali come quello in costruzione della Regione o come quelli previsti dal Piano regolatore in altri punti strategici della città. In fase di costruzione, invece, si è intervenuti per ridurre al minimo l’impatto di un cantiere così importante in una zona centrale della città, ad esempio concentrando lo scavo delle fondamenta in due giorni; per farlo, sono stati necessari oltre mille viaggi di camion effettuati 24 ore su 24. Un tempo decisamente breve per uno scavo di quell’entità.
Un importante risultato fu quello di inserire tra le opere a compensazione il totale rifacimento del giardino Grosa, adiacente all’edificio, sempre su disegno di Renzo Piano, che già oggi ha ritrovato la sua popolazione di famiglie e anziani in cerca di spazi verdi in un quartiere che ne è carente.
Lo stesso studio di progettazione ha inteso adeguare il giardino alla nuova costruzione: si è quindi proceduto ad una riqualificazione totale, tenuto conto che era necessario comunque rifare la copertura impermeabile del parcheggio sottostante e quindi sostituire alberi e arredi. Una indicazione condivisa dalla proprietà che ha finanziato con risorse aggiuntive parte della realizzazione, per ottenere un risultato adeguato alle scelte urbanistiche messe in campo con il grattacielo.
Ci sono linee specifiche dell’Amministrazione nella definizione di interventi di urbanizzazione o di compensazione per opere di tale dimensione? Quali vantaggi ha portato alla città, in termini di rigenerazione urbana, la realizzazione di quest’opera?
Nelle opere di riqualificazione urbana derivate da questo progetto si è scelto di ragionare non soltanto sul lotto interessato, ma su tutta l’area di influenza del fabbricato, praticamente sul quartiere. Un ragionamento che, oltretutto, è previsto dalla valutazione ambientale strategica: si deve stimare l’impatto dell’opera sull’intero sistema ambientale. Ecco perché, a questo riguardo, si è deciso di spostare la costruzione del parcheggio su via Bixio, scelta necessaria anche per evitare un’eccessiva concentrazione di mezzi privati sull’area.
I vantaggi per la città: oggi, grazie all’alta velocità ferroviaria, i due poli più importanti del sistema finanziario italiano – Intesa Sanpaolo a Porta Susa e Unicredit a porta Garibaldi, Milano – sono collegati tra loro in mezz’ora. Ciò permette a Porta Susa di essere un centro direzionale pubblico-privato strategico e di assoluta eccellenza. In poche decine di metri si concentrano la Cittadella politecnica, la sede della Città metropolitana, il grattacielo Sanpaolo e le Officine Grandi Riparazioni, con funzioni di eccellenza culturale e di integrazione con l’area dedicata alla ricerca e all’innovazione della Cittadella politecnica. Oltre al nuovo edificio verticale che sorgerà a fronte di quello esistente, dove fondi interessati allo sviluppo di quell’area si sono già messi a contatto con Sistemi Urbani, che ne è proprietaria.
Augusto Cagnardi disse, polemicamente, che “i grattacieli non sono prezzemolo, da distribuire a casaccio. Il rischio è che si trasformino nei salami di Jacovitti che crescono tra i piedi di Cocco Bill”. Ci saranno altri grattacieli? Dove sorgeranno?
Ci tengo a ribadire che, nella scelta dei siti per gli edifici verticali, si è seguito esattamente il disegno del Piano regolatore di Gregotti e Cagnardi. Lo scopo era quello di collocare tali edifici in nodi strategici del Passante, sulla base di due principi: uno di valore estetico-formale, con l’intento di creare “segni del paesaggio”, luoghi definiti anche dal punto di vista architettonico come centri focali della vita economica e sociale della città. Il secondo principio era di far corrispondere tali punti con i nodi dell’infrastruttura dei trasporti pubblici: Porta Susa, polo direzionale al centro della città, Lingotto, polo dei servizi collegato tramite metropolitana e stazione ferroviaria, la Crocetta con l’edificio di fronte alla fontana di Merz, la Spina 4 con il centro direzionale sulla stazione Rebaudengo, punto di partenza della linea 2 di metropolitana e parte della Variante 200. Ci saranno quindi altri importanti edifici sul Passante, non dettati da progetti estemporanei ma in continuità con le idee originali del Piano regolatore.