di Mauro Marras
La vecchia fabbrica di cavi elettrici Incet, costruita a fine ‘800 e in stato di abbandono dal 1969, è diventata una grande piazza semicoperta al servizio dei cittadini, grazie ai fondi europei e al progetto Urban Barriera di Milano. Oltre 4000 metri quadrati ristrutturati e resi agibili, con due corpi di fabbrica e due maniche parallele, un grande giardino e una piazza esterna – di 11mila metri quadrati – con 60 panchine, venti nuovi alberi e 115 parcheggi. Una ristrutturazione difficile, preceduta da una complessa bonifica. Il Comune ha deciso di affidarla alla cordata di imprese e associazioni senza fini di lucro che presenteranno il miglior progetto di gestione. Un progetto che deve avere due caratteristiche principali: un buon mix di attività e di servizi alla collettività (attività culturali e associative, sostegno alle imprese sociali, ristorazione) complementari e con buone capacità di aggregazione e creatività; la capacità di offrire servizi non soltanto all’interno dell’Incet, ma su tutto il territorio cittadino.
Il bando, approvato dalla Giunta oggi su proposta degli assessori Ilda Curti e Gianguido Passoni, uscirà a giorni e sarà accompagnato da alcuni “open day” per spiegare i contenuti e far conoscere la struttura agli interessati. Entro la fine di marzo si giungerà alla scelta dei gestori e la consegna avverrà “chiavi in mano”, ovvero con la struttura pronta ad entrare in funzione, in modo da poter subito avviare le attività.
La struttura ospiterà anche una sorta di “sala del silenzio” per le religioni minoritarie del quartiere. Uno spazio dove poter gestire eventi importanti delle varie comunità, incontri per speciali ricorrenze, sul modello di altre città europee. Una gestione a calendario aperta a tutte le fedi presenti nel territorio. Una delle due maniche dell’edificio è di proprietà privata e ancora da riqualificare, acquistato dalla Banca Brignone e in attesa di sapere cosa avverrà sotto la tettoia per realizzare servizi complementari, in dialogo con i nuovi gestori.
L’interesse attorno alla struttura di via Cigna 69 è ben evidenziato dal bando per manifestazioni d’interesse emesso nella primavera scorsa, che ha sondato la capacità di attrazione che uno spazio così imponente può avere. Ben 17 cordate si sono presentate, arrivando anche dall’estero. Una parte della struttura, il corpo di fabbrica a fronte della piazza esterna, è stata già affidata e oggi ospita l’Open Incet, un centro che si occupa di innovazione sociale e di accompagnamento a imprese che intendono operare in questo ambito.
“Sono orgogliosa di tutti quelli che hanno lavorato al progetto Urban Barriera di Milano – ha detto l’assessore alla Rigenerazione urbana Ilda Curti – avevamo un vincolo di tempo per chiudere i cantieri, il 30 dicembre prossimo, e ci siamo riusciti grazie a loro e ai 1200 che a vario titolo hanno dato anche soltanto un piccolo contributo. Ora cominciamo con i contenuti, diamo un valore aggiunto di idee e creatività agli spazi rinnovati. E’ un luogo centrale, a dieci minuti da piazza Castello, d’interesse strategico per tutta la città”. “E’ stato un caso di ottima collaborazione tra settori dell’amministrazione, territorio, cittadini – ha detto l’assessore al patrimonio Gianguido Passoni – speriamo di farne un centro di grande interesse progettuale. Anche la procedura di manifestazione d’interesse qui utilizzata è uno strumento utilissimo che useremo con maggiore frequenza”. “Dopo Urban abbiamo portato, per fare un esempio, il numero di aree gioco da una ogni 1100 bambini a una ogni 436. Il verde pubblico è cresciuto del 44% – ha affermato la presidente della Circoscrizione 6 Nadia Conticelli – il valore di questa operazione non è aver risolto tutti i problemi ma aver dimostrato che in questo territorio si può lavorare bene per il suo rinnovamento”.
“Urban Barriera è stato un fenomenale volano di sviluppo, importante per dimensione finanziaria , oltre 30 milioni di euro investiti, numero di progetti realizzati, trenta, numero di persone coinvolte. Dimostra che questa amministrazione, come le precedenti, hanno dato attenzione alle periferie. Torino cresce attorno a nuove centralità: oltre al Centro storico, il Lingotto e Porta Susa sono al centro di progetti importanti e il quatro polo è sicuramente Barriera con la Variante 200 e la nuova linea 2 della metropolitana, il passante e la stazione Rebaudengo, il Parco Peccei e il museo Fico, la Manifattura Tabacchi presto trasformata in campus universitario”, ha concluso il sindaco Piero Fassino.