di Antonella Gilpi
Era il 20 giugno 1104 quando Jean Ravais, un giovane nobile di Briançon, cieco dalla nascita, fece ritrovare tra le rovine della Chiesa di Sant’Andrea un quadro raffigurante la Madonna e da quel momento riacquistò la vista. L’episodio non è suffragato da documenti ufficiali, tuttavia, esiste una lapide all’interno della Consolata, sorta sulle rovine della Chiesa di Sant’Andrea, datata 1595 che pare confermare l’accaduto.
La storia narra che l’icona, durante i vari rimaneggiamenti della Chiesa andò perduta. Jean Ravais, dopo aver ricevuto in sogno l’apparizione della Madonna, nei pressi di Pozzo Strada, a ovest di Torino, si mise in viaggio verso la Città.
La Madonna gli avrebbe dato precise indicazioni riguardo al recupero di un’immagine sacra, ne sotterranei dell’antica chiesa di Sant’Andrea.
Il pellegrino dopo aver superato Susa e Rivoli, giunse a Torino nella borgata di Pozzo Strada e lì, per pochi istanti, il giovane acquisisce la vista e vede in lontananza il campanile della Chiesa di Sant’Andrea e appena raggiunta la chiesa si inginocchia e inizia a pregare.
Avvisato dalle guardie arriva anche il Vescovo Mainardo che si unisce alla preghiera del cieco e sentite le parole del giovane ordina immediatamente di scavare nel luogo indicato.
Il quadro della Madonna, che è un’antica immagine sacra portata in Piemonte dal Vescovo di Vercelli che la dona al Vescovo di Torino con lo scopo di far crescere il culto della Madonna nella città. Nascosta ai seguaci iconoclasti del Vescovo Claudio per paura che la distruggessero, quindi poi ritrovata nel 1015 . Scompare nuovamente dopo la distruzione della cappella di Sant’Andrea, dove era stata collocata dai soldati dell’Imperatore Enrico IV, e viene poi così ritrovata.
A seguito di quest’evento miracoloso, la Chiesa fu restaurata ed elevata al grado di Basilica che, oggi, conserva una copia postuma del quadro all’interno dell’attuale cripta del santuario.
Tutti gli anni il 20 giugno torna, per ricordare, la festa della Consolata con la processione e con tanti multicolori lumini che si accendono nelle vecchie case del centro storico che esprimono che la devozione per la Consolata continua nel tempo.