di Antonella Gilpi
“Una vita dietro le sbarre” per Padre Ruggero Cipolla, che per cinquant’anni ha trovato nel carcere torinese la sua parrocchia e la sua terra di missione.
Viene ricordato domani alle 11 al Cimitero Monumentale dall’Associazione “Uomo è un’isola” insieme alla Città nel giorno del suo compleanno con una semplice messa in cappella, all’ingresso di corso Novara, a cui seguirà il corteo guidato dal gonfalone della Città che raggiungerà la tomba in cui è sepolto dove lo ricorderanno le persone care, i compagni di missione e alcune scolaresche.
Padre Ruggero nato il 2 dicembre 1911, di famiglia povera e orfano di padre dall’età di 14 anni, vestì il saio francescano il 12 maggio 1930, dopo aver scoperto la vocazione francescana grazie all’amicizia con il parroco di San Secondo, la sua parrocchia.
Ricoverato nel ’33 al San Luigi per tisi rischiò di morire ma, come per miracolo, l’anno dopo fu dichiarato completamente guarito.
Nel mezzo secolo trascorso nelle carceri torinesi, dal ’44 al ’94, ha dedicato il suo apostolato a restituire dignità agli uomini, promuovendo un recupero dei detenuti anche attraverso l’organizzazione di corsi di alfabetizzazione e di orientamento professionale, oltre che di laboratori di ebanisteria, di falegnameria e di sartoria per le detenute. La sua attenzione fu anche rivolta agli agenti penitenziari per il loro equilibrio psichico e relazionale, ben sapendo che questo avrebbe avuto una ricaduta positiva sulla popolazione carceraria.
Confortò i settantadue martiri del Martinetto durante la prigionia sino alla fucilazione e successivamente si occupò dei terroristi rossi e neri che, come ripeteva padre Cipolla, “Per me sono solo uomini, le anime non hanno colore”.
Parla a lungo con Renato Curcio e con Edgardo Sogno, incrocia Adriano Sofri e converte Silvano Girotto, più conosciuto in seguito come “frate mitra”.
Per essere più vicino ai suoi carcerati dorma anche in prigione, in una cella del tutto simile alle altre.
Fu affascinato da Cafasso che aveva svolto il suo stesso ministero, copia da Don Bosco alcuni elementi del suo “sistema preventivo” dando vita ad animatissimi tornei sportivi e tante attività.
Vissuto “al fresco” ininterrottamente per cinquant’anni arriva per lui, nel 1988, anche una triste esperienza della detenzione, con l’accusa di aver fatto da tramite con “imputati eccellenti”, dalla quale viene poi completamente scagionato. Convinto di avere nei suoi “condannati a morte” una schiera di potenti intercessori, riesce a svolgere il suo ministero fino al 1994 con un’invidiabile lucidità.
Sempre al Monumentale, martedì 6 dicembre alle 11,30 vengono ricordate le vittime della tragedia alla Thyssenkrupp. I sette operai investiti, la notte del 6 dicembre 2007, da una fiammata di olio bollente.
A nove anni dalla morte, con in testa la sindaca, Chiara Appendino, l’assessore Marco Giusta e il presidente del consiglio Comunale, Fabio Versaci, partirà un corteo alle 11,30 dall’ingresso principale in piazza Carlo Tancredi Falletti di Barolo.
Verranno depositate corone di fiori davanti alla lapide posta dalla Città per ricordare le vittime: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi. Nella stessa mattinata verranno posati anche i fiori sulla tomba di Rocco Marzo che si trova al Cimitero Parco.
Il giorno della festa dell’Immacolata, giovedì 8 dicembre, i cimiteri rimarranno aperti dalle 8,30 alle 12,30, mentre gli uffici saranno chiusi.
E’ consentito l’accesso con l’auto privata a coloro che sono autorizzati ad entrare perché hanno superato i 70 anni di età, posseggono il contrassegno europeo di disabilità o soffrono di gravi patologie, anche temporanee, che non permettono di deambulare.