di Mauro Marras
Abbandonato da circa un decennio e, grazie all’applicazione del “federalismo demaniale”, ceduto gratuitamente al Comune poco meno di un anno fa, il futuro dell’ex galoppatoio militare del Meisino è al centro dell’attenzione dei tecnici, degli amministratori e dei consiglieri comunali.
Si tratta di 9 ettari di terreno attualmente recintato e posto sulla sponda del Po appena prima del ponte Diga, con una vasta area prativa, numerosi alberi e alcune strutture di servizio in parte ricavate dalla stratificazione edilizia sulle fondamenta di una cascina del Settecento. Qui, a partire dagli anni sessanta, si svolgevano competizioni equestri e si riparavano i carri armati.
Oggi la sesta Commissione consiliare ha affrontato il tema del recupero e della apertura alla cittadinanza, ascoltando il parere dei tecnici agronomi del Comune e prospettando soluzioni, idee, e nuove vocazioni. L’area è stata suddivisa dal servizio Verde nuove opere in tre lotti: il primo, un grande prato, è quello più vicino alla apertura al pubblico: l’Amministrazione è alla ricerca degli 80mila euro necessari attraverso ribassi di gara ed economie. Apertura prevista: tra fine 2018 e inizio 2019. Altri 40mila euro permetteranno di controllare i tanti alberi presenti, in prevalenza pioppi, per riscontrare eventuali malattie e rischi di caduta, mettendo in sicurezza tutta l’area.
Il secondo è l’area naturalistica a bordo fiume, ricca di vegetazione spontanea e aree umide e popolata da una varia e numerosa avifauna. Questa sarà protetta da una recinzione per non disturbare una delle rare e interessanti oasi naturalistiche urbane italiane.
Il terzo lotto è invece quello che contiene le poche costruzioni presenti e il galoppatoio. Su quest’area si concentrano tutte le ipotesi di riutilizzo. Chi auspica la creazione di un polo educativo ambientale, chi propone una foresteria per “presidiare il territorio”; chi, come il presidente della Commissione Federico Mensio, parla di “funzione pubblica guidata”. Chi ne farebbe un punto di accoglienza di VenTo, la ciclopista che attraverserà la Pianura Padana collegando Torino con Venezia o uno spazio di ricerca ambientale. A tutti, l’assessore Alberto Unia ha risposto che “abbiamo il tempo per pensare a un progetto integrato che accolga tutte le esigenze e sia frutto di un percorso partecipato”. Questa fetta di parco avrà bisogno dell’investimento economico più importante, per demolire le parti più fatiscenti e recuperare quelle ancora utilizzabili.