di Elena Cebrelli in collaborazione con la redazione di TorinoClick
We can be heroes just for one day, possiamo essere eroi solo per un giorno, canta David Bowie; ed è proprio questa strofa che torna alla mente di uno sfinito Massimiliano Boni nei chilometri finali della Maratona di Roma del 24 marzo 2014 e gli permette di continuare senza paura della sconfitta, un passo dietro l’altro, un metro dopo l’altro, verso il traguardo dei 42,195 km.
Il libro autobiografico di Massimiliano Boni “Solo per un giorno”, edito nel 2015 da 66thand2nd, racconta il cammino, fisico e psicologico, percorso dall’autore per riuscire a correre la sua seconda maratona con l’obiettivo di migliorare il proprio record personale di 3 ore e 56 minuti, ottenuto l’anno precedente nel medesimo percorso. L’autore presenterà la propria opera giovedì 23 aprile alle 18 nello spazio Urban Center di piazza Palazzo di Città 8/f nell’ambito di Olimpo – L’epica e l’etica dello sport – un progetto culturale promosso nel programma di Torino 2015 Capitale Europea dello Sport, ideato e organizzato dal Salone Internazionale del Libro con le Biblioteche Civiche Torinesi e in collaborazione con tutte le Circoscrizioni cittadine. Il progetto Olimpo presenta una galleria di eroi dello sport in cui Massimiliano Boni, seppur non un professionista della disciplina, rientra a pieno a titolo grazie alla dedizione e al sacrificio prestati alla sua impresa.
Il libro inizia dalla fine, dalla descrizione della partenza della Maratona, ma il percorso attraverso il quale si snoda il romanzo è ben oltre i 42,195 km della gara. Si passa infatti per un lungo flash-back di tutto l’anno precedente la giornata fatidica, con gli oltre 1000 km percorsi in allenamento sotto tutte le condizioni atmosferiche, puntellati dalle riflessioni spesso malinconiche legate alla corsa, al proprio corpo e alla paura della sconfitta. Il tutto è intrecciato con brevi excursus sulla vita presente e passata del protagonista e sulle sue passioni letterarie e musicali, da David Bowie ad Haruki Murakami, passando per Cormac McCarthy. Si arriva infine, a braccetto con le paure e le ambizioni dell’autore, al racconto della gara, descritta in modo emozionante, nel suo snodarsi per le strade della capitale, con il pubblico romano in festa che incita i corridori a non mollare. Braccia, gambe, volti sudati sotto la pioggia incessante, che macinano strada e chilometri dapprima in scioltezza e poi sempre più affaticati, quasi tentati di fermarsi. Boni fa parte di questo corpo collettivo che corre, suda, soffre, spera, sempre meno lucido, sempre più tenace. Gli striscioni blu che marcano i passaggi chilometrici diventano quasi dei miraggi; il corpo vorrebbe ribellarsi, ma la mente gli ordina di proseguire. Con questo crescendo di emozioni contrastanti il racconto della gara si avvicina al traguardo.
Massimiliano Boni si definisce uno scrittore e un corridore anomalo e solitario: corre poche gare e scrive pochi libri. Entrambe queste sue passioni sono ritagliate ai margini del suo lavoro come consigliere alla Corte Costituzionale e della sua famiglia, composta dalla moglie Stefania e da due figli. Ciononostante Boni – al suo secondo libro e alla sua seconda maratona – si rivela sia uno scrittore dotato di una penna profonda capace di tratteggiare immagini fortemente evocative, sia un maratoneta amatoriale tenace, volitivo e costante. “Ogni pagina è per me come un fazzoletto di campo strappato alle erbacce”, scrive e infatti il libro, pagina dopo pagina, mette in parola e dà ordine alle sensazioni e alle riflessioni che l’autore prova durante e dopo i duri allenamenti invernali che lo metteranno in grado alcuni mesi dopo di misurarsi con sé stesso sulla distanza dei 42,195 km della Maratona di Roma, affascinante appuntamento podistico primaverile.
Più che le descrizioni tecniche o cronometriche degli allenamenti, il corpo e la mente sono i protagonisti indiscussi delle pagine di questo romanzo: “Provo compassione e simpatia per il mio corpo. Del resto è lui che ha fatto il grosso finora, è lui che si è trascinato per le salite, che ha mantenuto il passo, che ha saputo soffrire. Dov’era la mente quando il corpo faticava? Era come un generale che mentre la fanteria è impegnata in prima linea, sorseggia un liquore nella sua tenda […] e ora eccolo qui, il mio generale, che intima alle gambe di tramutarsi in zoccoli, e di spingere”.
Boni si interroga spesso sul perché corre sulle lunghe distanze, quando chilometro dopo chilometro il piacere delle endorfine scompare e si trasforma in dolore e fatica: la risposta è che “ho avvertito la necessità, in fondo sciocca, di contendere il mio corpo alla morte” e che “la corsa è una continua ribellione alle regole della fisica e della natura”.
L’autore rivendica infine, in un mondo frenetico e rumoroso, il riconoscimento dell’identità del corridore, quella figura orgogliosa definita “piccolo eremita della vita quotidiana” che, allenandosi nelle ore più inconsuete e in tutti i luoghi, riesce a ritagliare il suo percorso e la sua “corsia”, forzando i propri limiti e mettendosi alla prova con sacrificio, dedizione e disciplina rigorosa.
Sarà riuscito Boni a superare il proprio limite, a finire la maratona migliorando il proprio record personale, raggiungendo così l’obiettivo che era stato motore di tutti i suoi duri allenamenti? Per saperlo non resta che leggere il romanzo fino all’ultima pagina.
A cura della Libreria Trebisonda, Massimiliano Boni presenta Solo per un giorno (66thand2nd). Interviene Maurizio Pagliassotti. Ingresso libero.