Strage Thyssenkrupp, al Monumentale il ricordo degli operai morti

Rabbia e dolore hanno accompagnato le parole dei familiari di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, i sette operai morti diciassette anni fa nel rogo della ThyssenKrupp, nel corso della commemorazione questa mattina davanti al memoriale loro dedicato all’interno del cimitero Monumentale.

“I nostri cari ci mancano immensamente e i loro assassini sono liberi – ha detto, a nome dei familiari delle vittime della strage nell’acciaieria avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, Laura Rodinò, sorella di Rosario, che ha rinnovato la richiesta di giustizia – . Aiutateci – ha chiesto – perché non ne possiamo più e vediamo altri morti sul lavoro. Chi toglie la vita deve andare in galera e le leggi devono essere rispettate”

“Quella di 17 anni fa è la tragedia di un’intera città, una ferita ancora aperta per i torinesi e le torinesi” ha sottolineato nel suo intervento l’assessora Chiara Foglietta che non ha mancato di rilevare come il lavoro continui a perdere, giorno dopo giorno, la dignità che dovrebbe avere. “Per questo è importante ricordare e la memoria va costantemente alimentata affinché la loro morte non sia vana e quel che è successo quella notte dimenticato – ha proseguito l’assessora Foglietta . È un monito che ci portiamo dietro, è una delle poche speranze cui si aggrappano i familiari, è l’assunto che ci ripetiamo nel nostro lavoro quotidiano, perché non ci siano più pagine così drammatiche nella nostra storia, sapendo che, in questo senso, non si è scritta la parola fine, che i morti sul lavoro continuano ad esserci e che tanta è la strada ancora da fare”.

Alla cerimonia anche la procuratrice generale di Piemonte e Valle d’Aosta, Lucia Musti, presente per “condividere con voi il dolore”. “È indecente che esistano multinazionali o imprese che risparmiano sulle cautele – ha detto la procuratrice – .Fondamentale per i reati in materia di lavoro è la prevenzione, l’accesso ai luoghi di lavoro di chi deve controllare e far sentire il fiato sul collo dello Stato”.