di Mauro Gentile
Famiglie, giovani, poveri. E’ per loro che nella “Lettera alla Città” scritta in occasione della festività di San Giovanni Battista, l’arcivescovo Cesare Nosiglia chiede, dalle istituzioni ai singoli cittadini, un impegno speciale.
Nel testo – presentato questa mattina al Circolo della Stampa e, come sottolineato dallo stesso Nosiglia, “non alla Facoltà Teologica o in Curia, ma in una sede laica perché le mie parole si rivolgono a tutti e non solo ai credenti” – il presule invita a essere non solo concittadini o persone impegnate in un progetto comune, ma ad essere “fratelli” per non accontentarsi dell’uguaglianza di diritti e doveri, sapendo riconoscere in ogni persona la dignità che gli è propria e che viene a ciascuno di noi dalla condizione umana”.
Riconoscere la dignità, cosa vuol dire in concreto? L’arcivescovo lo spiega usando l’esempio del “discorso sulle periferie, urbanistiche come assistenziali”. “Si è fatto molto in questa direzione – ha detto Nosiglia -, ma è doveroso richiamarci alla prospettiva autentica: quando diciamo promuovere le periferie, non possiamo pensare con una mentalità assistenziale, col buonismo della beneficenza. Si tratta invece – ha aggiunto il capo dell’Arcidiocesi torinese – di essere capaci di riconoscere le potenzialità e i valori che ci sono nelle persone e nei territori, anche più lontani dagli scintillii del centro”.
Famiglie, giovani e poveri, come detto, sono al centro della missiva dell’arcivescovo. A proposito del mondo giovanile , Nosiglia ha evidenziato l’importante lavoro svolto con l’Agorà del Sociale (spazio di confronto tra le principali realtà cittadine che operano nel sociale sia in campo ecclesiale, sia civile), insieme con istituzioni, sindacati, imprese e cooperative ha mostrato quanto è importante costruire ponti tra le generazioni, soprattutto in una città come la nostra che oggi è chiamata a disegnare gli anni futuri. E proprio lo sforzo a fare le cose insieme, a pensare insieme è il fondamento della fraternità che cerchiamo e a cui invito la città intera”.
“Torino – è sottolineato nella “Lettera alla Città” – ha in sé tutte le potenzialità per realizzare e portare a sviluppo un percorso di vera fraternità, anche se forse bisogna ancora maturare, nel concreto, questa consapevolezza”.