di Mauro Marras
Un utilizzo transitorio, limitato al 31 maggio prossimo, per le attività di libero scambio il sabato e la domenica e per attività di interesse circoscrizionale e di promozione del territorio nel corso della settimana, affidate ad associazioni ed enti residenti nel quartiere. Il Comune verserà una quota alla Città Metropolitana per il suo utilizzo, quota che non potrà essere maggiore dell’incasso ottenuto dall’affidamento dei servizi di libero scambio.
Oggi il disciplinare per l’affidamento alla Città di Torino dell’area di Ponte Mosca, posta tra corso Giulio Cesare e lungodora Firenze, da parte della Città Metropolitana è stato approvato dalla Giunta comunale.
“Con questo atto la Giunta intende sottolineare la volontà dell’Amministrazione – spiega l’assessore Marco Giusta – di individuare altre opportune aree per lo svolgimento delle attività di libero scambio e che l’impiego dell’area in oggetto deve intendersi strettamente limitata al periodo necessario a dare continuità al servizio. È determinante, in questo ambito, il ruolo delle Forze dell’ordine e in particolare della Guardia di Finanza, che ha svolto in questi anni accurate indagini per contrastare fenomeni di abusivismo e di contraffazione, e della Polizia Municipale, che ha garantito il controllo, favorendo la legalità all’interno dell’area dedicata al libero scambio a vantaggio degli operatori in regola e dei residenti. Chi teme ancora l’insorgere dell’abusivismo non conosce il grande e costante impegno delle Forze dell’ordine”.
Le aree di libero scambio sono intese come spazi in cui è possibile lo scambio (baratto o compravendita di modico valore) di oggetti usati che non rientrano nella categoria merceologica del cibo o dell’alimentare con l’obiettivo di facilitare e normare esempi di economie residuali. Tali forme di economie informali sono infatti pensate e utilizzate come strumenti in grado di consentire dignitose condizioni di vita e costituiscono una risposta alle sfide poste dall’inclusione sociale ed economica di soggetti in situazione di svantaggio (migranti, fasce deboli della popolazione, abitanti di periferie in stato di degrado, ecc).
“Il libero scambio – sottolinea Giusta – è una risposta a esigenze e bisogni di nostri concittadini e concittadine. Viene dalla necessità di avere un sostegno al reddito per molti, per mettere insieme il pranzo e la cena per altri, scongiurando l’illegalità. È occasione di riuso per oggetti che altrimenti alimenterebbero il ciclo dei rifiuti. E’ occasione di incontro e di socialità per persone che vivono la loro situazione di povertà, spesso, in condizioni di isolamento, in solitudine”.
Il libero scambio: come funziona
A Torino questo tipo di economie era ed è molto presente, soprattutto al Balon. Nel 2006, con il Regolamento n. 316, la Città di Torino si pone l’obiettivo di regolare il vuoto normativo creato dalla legge Bersani che aveva abrogato gli art 121 e 124 del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), a svantaggio di quanti non avevano la qualifica di operatori commerciali.
Il Comitato The Gate favorisce la formazione di un’associazione di operatori del libero scambio e nasce ViviBalon: gli operatori si organizzano, pagano le tasse al Comune e si avvia una collaborazione con le Forze dell’ordine. L’area prescelta è il canale Molassi, ogni sabato, in parallelo con il Balon gestito dall’Associazione di via. Negli anni e con l’avvento della crisi economica, si forma un mercato abusivo la domenica mattina tra Porta palazzo e Borgo Dora. Nel settembre 2010, dopo una lunga fase di analisi e di ascolto di cittadini e operatori del quartiere, la Città sperimenta la creazione di un’area di libero scambio la domenica mattina, in un’esedra di Porta Palazzo.
L’esperimento non va a buon fine e nel 2011 l’associazione ViviBalon rinuncia alla gestione: si apre un periodo di abusivismo, chiuso nel 2014 con l’apertura di Scalo Vanchiglia. Il nuovo spazio viene affidato alla cooperativa Articolo 4, fino al settembre del 2015, quando l’area viene riallestita in via Monteverdi.
Le due aree di libero scambio vedono la partecipazione di (dati estratti da un’indagine condotta da The Gate nel 2015, prima del trasloco in via Monteverdi):
- Circa 1000 operatori/operatrici tesserati/e (42 per cento di italiani al Canale Molassi, 21 per cento a Scalo Vanchiglia)
- Circa 15.000 acquirenti, in gran parte italiani (60 per cento in entrambi gli spazi).
Gli assegnatari a seguito di bando di gara pubblico si occupano di gestire la presenza di operatori e operatrici a rotazione, assicurare un servizio d’ordine e monitorare i dati sul fenomeno con report inviati settimanalmente alla Pubblica Amministrazione; pagano all’Amministrazione Comunale il canone di concessione del servizio, comprensivo della quota di pulizia del suolo, del supporto di mediazione linguistica e culturale, della raccolta differenziata dei rifiuti nell’area.
Tale formula di gestione assicura all’amministrazione pubblica una panoramica puntale e aggiornata sul fenomeno, nonché un interlocutore con cui affrontare eventuali criticità. La gestione di queste criticità è affidata a un tavolo di lavoro settimanale che coinvolge tutti i servizi dell’amministrazione pubblica interessati, le forze dell’ordine, i rappresentanti delle circoscrizioni su cui le aree insistono e naturalmente gli assegnatari.
Gli operatori sono, da parte loro, soggetti al rispetto del Regolamento:
- possono vendere e scambiare solamente oggetti usati, arredi ed elettrodomestici propri, donati da terzi o abbandonati; non è possibile la vendita di oggetti non usati, di generi alimentari, di oggetti da punta o da taglio;
- devono auto-certificare ogni anno i requisiti di partecipazione (non essere imprenditori commerciali), la provenienza delle merce oggetto di scambio o vendita e indicare il periodo di tempo per cui intendono partecipare alla manifestazione, che non può essere superiore all’anno;
- rispettare gli orari di allestimento (tra le ore 5.00 e le 6.30) e rimozione delle strutture di vendita/scambio (tra le 13.30 e le 17.00);
- possono richiedere l’attribuzione dei posteggi occasionalmente liberi dopo le ore 6.30 quegli operatori in possesso dei requisiti che non risultano assegnatari di un posto;
Gli operatori versano inoltre alle realtà assegnatarie un contributo che include gestione, tariffa per l’occupazione di suolo pubblico e tariffa per la raccolta rifiuti.