Parole per accogliere, strumento di integrazione

Questa mattina si è tenuto nell’Auditorium Reale Group di via Bertola 48/c l’incontro dal titolo “Parole per fare accoglienza”, appuntamento inserito nel Festival dell’Accoglienza. Alcune classi di scuole superiori torinesi, e dell’area metropolitana, hanno dialogato con il giurista, presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky. L’assessora alle Politiche educative della Città di Torino, Carlotta Salerno ha portato i saluti della Città.

. «La parola è uno strumento che può essere potentissimo – dice Salerno – Alcune possono caratterizzare la nostra vita: ad esempio alcune dette in famiglia si portano spesso dietro per tutta l’esistenza. Altre possono ferire: pensiamo al cyberbullismo. La speranza è che le parole possano un giorno essere più forti delle armi che si continuano ad usare nelle guerre».

Zagrebelsky ha augurato agli studenti di mantenere la loro originalità a dispetto dei tentativi degli adulti di omologarli. «Chiedetevi chi siete e chi volete essere, e seguite le voi stessi – afferma il giurista – Credo che oggi vadano messe a fuoco anche le parole negative. Io in particolare odio il termine “sfigato”: sottintende il fatto che chi lo dice si sente superiore ad uno più sfortunato di lui. Le parole ci identificano. Se sono volgari, ci rendono volgari. Se sono superficiali ci fanno essere superficiali. Se sono precise evidenziano che siamo persone attente a come parliamo».

Dopo la relazione della preside del liceo valdese Alessia Passarelli, ci sono stati gli interventi delle classi che hanno aderito al Festival. Ognuna ha identificato una parola dell’accoglienza. A fine festival le parole “trovate” saranno raccolte in un vocabolario che sarà donato alla Città di Torino. Ha moderato l’incontro Laura Fusca, esperta di comunicazione culturale