Ricordare e riflettere, è questo lo scopo con il quale ogni anno si celebra il Giorno della Memoria, e anche quest’anno la Città di Torino ha ricordato le vittime dello sterminio nazista con una cerimonia che si è svolta questa mattina al Cimitero Monumentale e una celebrazione ufficiale da poco conclusa in Sala Rossa, alla presenza del Sindaco Stefano Lo Russo, della Presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo, del Consigliere regionale Mauro Salizzoni, del Rabbino Capo di Torino Ariel Di Porto, del Presidente della comunità ebraica di Torino Dario Disegni e delle autorità e con l’orazione ufficiale di Fabio Levi.
Ad aprire la celebrazione Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio comunale: “Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti dall’esercito sovietico, e il 27 gennaio è il giorno in cui ripassiamo le pagine buie della nostra storia, in cui ricordiamo le vittime della shoah, crimine sopra ogni crimine che spezzò oltre 6 milioni di vite nel nome del razzismo, dell’odio e del fanatismo. Citando le parole dello scomparso David Sassoli, Auschwitz ci impone l’obbligo di agire tutte le volte che questi tentano di riaffacciarsi. L’idea della diversità come minaccia non si riesce ancora a cancellare ed ecco il senso della memoria, che ci dice dove guardare e come farlo, per non ricaderci. Prendiamoci il tempo per onorare quella memoria, nei comportamenti e nelle scelte che compiamo ogni giorno.”
Mauro Salizzoni, consigliere regionale del Piemonte, ricorda come oggi “Gruppi neonazisti e neofascisti si riaffacciano sulla scena pubblica; secondo dati di Eurispes, il 15% degli italiani nega la Shoah. Noi il 27 gennaio ricordiamo l’Olocausto, la vergogna delle leggi antirazziali e la complicità del nostro paese. E diciamo che non è stata una follia collettiva, ma il frutto di prodotti e correnti pseudo culturali perché nel giorno della memoria questo siamo chiamati a fare, dire la verità.”
Dario Disegni, presidente della comunità ebraica di Torino ha sottolineato invece come la scorsa domenica, a Novara, centinaia di persone hanno partecipato nella “Run for man”, corsa collettiva organizzata dalla comunità ebraica in occasione della giornata della memoria. La scelta della Città non è stata casuale, poiché a Novara vi era stato l’episodio della sfilata dei no vax con divise che richiamavano non poco quelle dei detenuti dei campi di concentramento. “Con la pandemia si sono affacciate nuove declinazioni di antisemitismo basate su mistificazione e semplificazione della shoah, è in crescita una corrente antiebraica, la memoria si annacqua e il tempo non sempre è galantuomo. E allora? Riprendendo le parole di Liliana Segre, i giovani sono la risposta, a cui passare il testimone per far si che 6 milioni di morti non diventino solo una riga su un libro di storia.
Ariel Di Porto, Rabbino Capo di Torino, afferma che “Giungiamo al 27 gennaio con un carico di responsabilità sempre più pressante, per le memorie che col tempo spariscono, per il bianco e nero sempre più sbiadito, per i social media che fanno da cassa di risonanza ad episodi sempre più inquietanti. La memoria non è per gli ebrei, loro non possono dimenticare. Il giorno della memoria è di tutti, a cominciare dalla scuola, con le classi luoghi fondamentali dove formare i giovani alla convivenza civile. C’è molto lavoro da fare in molteplici direzioni.”
Fabio Levi, nella sua orazione ufficiale ci dice che “Oggi è come se il nostro sguardo incrociasse i primi soldati russi il 27 gennaio di fronte alle rovine di Auschwitz. La solidarietà verso i deboli non ha limiti di tempo. Occorre ricordare la gravità estrema del male e avere la capacità di commisurare quegli eventi. Il tempo e l’uso disinvolto della parole tendono a cristallizzare il passato e impoveriscono il ricordo dello sterminio, luogo oscuro e sconvolgente che possiamo osservare solo attraverso il ricordo delle vittime e degli storici che li hanno raccolti. Mettere le verità dei fatti, delle migliaia di storie diverse, contro il vuoto del negazionismo, con la consapevolezza che non bisogna essere mostri per commettere fatti così mostruosi, e le pagine di Levi possono dare molto. Raccontano la vita del lager, pur senza dirci cosa ha passato lui per portarla a noi e donarci questa testimonianza. Ma ci parla anche appunto della ragione umana di fronte ad un mondo per molti versi incomprensibile: anche se il nazismo aveva una sua logica, insolente, che strumentalizzava le altre discipline, come la letteratura, a suo favore. Brevi accenni che troviamo tra le sue pagine con un attenta analisi del testo, che possono aiutarci nell’andare verso una miglior comprensione delle crisi del mondo in cui viviamo… tutta l’opera di Levi può essere come un raccordo tra il 9000 e il presente, per i numerosi argomenti affrontati e non solo Auschwitz.
A conclusione della celebrazione l’intervento del Sindaco Stefano Lo Russo che afferma “In occasione del Giorno della Memoria l’importanza di ricordare la nostra storia è il compito che abbiamo tutti, affinché la memoria collettiva sia preservata e diventi parte del nostro presente.
Per aiutare in questo compito, la città, insieme alle altre Istituzioni che con noi celebrano questa giornata, è stata protagonista con un calendario di iniziative, affinché la Celebrazione non sia solo una rievocazione storica, ma diventi quindi memoria collettiva nel presente, per ricordare le pagine che hanno tristemente segnato la storia del nostro Paese e farle arrivare ai giovani, non con spirito paternalistico ma per convividerne la conoscenza e i segni, di cui la nostra Città ne è piena, come le pietre d’inciampo, a testimonianza delle tante vite spezzate di ebrei torinesi. Segni importanti che ci ricordano – ogni giorno – che tutto questo male e dolore è accaduto realmente e che ogni volta abbiamo il dovere morale di decidere da che parte stare.
Concludo con le parole di Liliana Segre, quando afferma che ricordare le vittime della Shoah oggi vuol dire fare la scelta di impegnarsi a costruire un mondo senza odio, rifiutare ogni forma di razzismo e non voltarsi mai più dall’altra parte.
La conquista e la riscoperta della libertà, bene supremo consacrato dalla Costituzione e che da un senso alla nostra vita e ci consente di sperare nell’avvenire, è tra i principi supremi di cui possiamo godere grazie al sacrificio di altre persone che hanno donato al prezzo della vita.
Come sindaco, e come genitore, mi sento responsabile di passare questo messaggio alle nuove generazioni. Razzismo, intolleranza, l’agire contro le fake news, contro la violenza… è una responsabilità che tutti dobbiamo assumerci oggi per non avvelenare il presente e non cadere nell’indifferenza. Ricordare le vittime oggi vuol dire fare la scelta di un mondo senza odio, rifiutare il razzismo e non voltarsi dall’altra parte, mai.”
di Christian Ruggeri