di Mauro Gentile
Restituire un’esistenza diversa da quella di persone spinte ai margini della comunità dalle vicende della vita: una concreta operazione di reinclusione sociale che attraverso l’Housing First – un modello di intervento per il contrasto all’homelessness nato negli Stati Uniti e già diffuso nei Paesi europei in cui il welfare è più avanzato – si propone di raggiungere con l’offerta, a chi si trova nella condizione di senza dimora, di soluzioni abitative sicure, indipendenti, stabili e durature.
L’Italia è tra i Paesi del Vecchio continente dove la sperimentazione di questo modello è già stata avviata e Torino è la città in cui questa esperienza ha mosso i primi passi. Proprio sotto la Mole, nel 2014, ha visto infatti la luce il Network Housing First Italia che, in due anni e mezzo, ha dato vita a 35 progetti capaci di assicurare, a livello nazionale, la possibilità di abitare un appartamento in piena autonomia e senza limiti di tempo a 500 persone, consentendo di cancellare definitivamente, almeno questo è l’obiettivo, quel “senza” davanti alla parola dimora.
Nel capoluogo piemontese, per realizzare progetti di Housing First, è nato un coordinamento costituito dalla Città di Torino e da una decina di realtà del Terzo settore, dalla Caritas diocesana all’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo, ad associazioni di volontariato e cooperative sociali: una rete pubblico-privato che, mettendo a disposizione risorse economiche, progettuali e professionali, ha consentito di avviare la sperimentazione di Housing First con due progetti, Abi.TO e Res.TO.
Il primo, Abi.TO, è destinato a senza dimora che non possono avere accesso a una casa di edilizia residenziale pubblica, ma possiedono capacità e competenza per condurre una vita in piena autonomia e necessitano per lo più di progetti che li aiutino a sostenere le spese per la gestione di una casa in affitto. Res.TO, invece, è stato pensato per persone in condizione di disagio sociale e abitativo cronicizzato, cioè che già da molti anni vivono in strada e trascorrono la notte in dormitorio.
Ad oggi, complessivamente, Abi.TO e Res.TO mettono a disposizione cinque appartamenti e coinvolgono sei persone senza dimora o, è meglio dire, ex senza dimora.
“Negli ultimi anni – ha ricordato l’assessora alle Politiche sociali, Sonia Schellino, aprendo questa mattina i lavori del seminario #ZeroHomeless, organizzato nell’ambito delle iniziative per la Giornata Internazionale di Lotta alla Povertà – a Torino, come in gran parte delle città italiane ed europee, il numero delle persone che vivono in condizione di povertà è aumentato, tanto da rappresentare oggi una parte tutt’altro che esigua della popolazione.
Una situazione che – ha aggiunto Schellino – ha generato una rapida ed esponenziale crescita della domanda di sostegno economico e sociale in un contesto, peraltro, di non indifferente calo delle risorse pubbliche disponibili.
Anche per questo – ha sottolineato l’assessora – è oggi fondamentale pensare, anzi ripensare, a un welfare che abbia le caratteristiche della sostenibilità e sia in grado di rispondere adeguatamente alle necessità di una società in cui diversi fattori, su tutti la perdurante crisi economica e occupazionale, hanno inciso sui redditi di tante persone, portandole alle soglie della (o già nella) condizione di povertà, di fatto privandole di una vita quantomeno dignitosa.
Il welfare di oggi e di domani – ha detto ancora Sonia Schellino – deve saper utilizzare al meglio le risorse economiche pubbliche e private e quelle umane che sono quel tesoro costituito dalla professionalità, dalla competenza e dall’impegno quotidiano di chi – dagli operatori delle pubbliche amministrazioni a quelli delle cooperative sociali e fino ai tanti volontari che prestano la loro opera con grande generosità – lavora nei e per i servizi dedicati alle persone più fragili e in difficoltà.
E’ necessario – ha concluso la responsabile delle politiche comunali per il sociale – che il sistema di servizi di welfare mantenga in primo piano la centralità della persona e la promozione di processi di autonomia e di crescita degli individui e, sotto questo aspetto, il modello di contrasto all’homelessness proposto dall’Housing First si mostra pienamente in linea con queste azioni prioritarie nella lotta alla povertà e all’emarginazione”.
A differenza dei tradizionali modelli di reinclusione sociale definiti “a gradini”, che prevedono passaggi progressivi in strutture di accoglienza temporanee e collettive con percorsi di reinserimento curati dai servizi sociali, i progetti di Housing First partono garantendo stabilità abitativa e, in questo modo, offrendo agli homeless una salda rampa di lancio verso la riconquista di una vita “normale”.