Lo striscione Non c’è futuro senza memoria era sostenuto da nove ragazzi delle scuole medie Calamandrei ed ebraica Artom. Gli studenti si sono incontrati questa mattina, prima di sfilare insieme, per una riflessione sul significato di libertà partendo dai diari di Emanuele Artom e dalla Pesach, la Pasqua ebraica che si celebra per ricordare la liberazione degli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto. Il lungo drappo azzurro con la scritta bianca apriva il corteo che dalla lapide posta al binario 17 di Porta Nuova – in ricordo degli ebrei partiti a migliaia nei convogli diretti ai campi di concentramento – ha raggiunto la piazzetta Primo Levi, antistante la Sinagoga. Una lunga catena umana per ricordare il giovane partigiano Emanuele Artom a 71 anni dalla sua cattura da parte delle SS, seviziato e tradotto alle Carceri Nuove dove mori il 6 aprile a causa delle atroci torture. La sua salma non fu mai ritrovata. Insieme al sindaco Piero Fassino e alle altre autorità cittadine, un centinaio di studenti delle scuole di San Salvario (licei musicale Cavour e Germana Erba – Fondazione Teatro Nuovo, scuole medie Nievo Matteotti). Un percorso silenzioso sotto la pioggia in nome dei valori dell’antirazzismo, della giustizia, della libertà e della democrazia. Con loro i compagni dell’istituto Pietro Calamandrei, tra i quali i ragazzi della sezione 3H che avevano partecipato al progetto Pietre d’Inciampo, una delle iniziative più significative del calendario degli appuntamenti per il Giorno della Memoria. Nelle vie di Torino ne sono state collocate 27, cubetti di pietra con una targa in ottone in cui sono incisi i nomi delle vittime della deportazione nazista e fascisti per mantenere vivo nel ricordo dei cittadini l’orrore della Shoah. “Penso che momenti come questi siano molto utili per ricordare queste persone perché non c’è futuro senza memoria” ,dice Daniele che ha partecipato con la sua classe al progetto Pietre d’Inciampo. “Quello che ho imparato da queste esperienze è quanto sia importante ricordare”. “Penso sia fondamentale mantenere viva la memoria affinchè tutto questo non accada mai più” , sottolinea Lorenzo. “Non dobbiamo spaventarci – ha detto con tono deciso Ludovico – perché è quello che vogliono. Invece religioni e popoli diversi possono convivere pacificamente”. “Ricordando il sacrificio di Artom rendiamo omaggio a tutti i caduti per la libertà e per la democrazia, ai 600 ebrei torinesi deportati nei campi di sterminio e che non sono più tornati. Furono uccisi 6 milioni di ebrei nel più grande e orrendo genocidio che la storia abbia conosciuto” ,ha sottolineato il sindaco Fassino. “Questa tragedia non accadrà mai più pensavamo, invece gli eventi che stanno accadendo intorno a noi ci mostrano crudeltà e violenza, razzismo, antisemitismo e persecuzione di persone che appartengono a culture e religioni diverse. Basta ricordare quanto è accaduto a Parigi, a Tunisi a Sana’a, alla tragedia del Medio Oriente con il Califfato Isis, alla Siria, alla guerra civile in Libia” ha poi continuato il sindaco, che ha concluso: “Dobbiamo mantenere alti i valori di democrazia, di giustizia, di dignità umana, di rispetto delle persone. E’ una battaglia che vinceremo mobilitando le coscienze. Torino, con il dramma dei suoi morti, non si è piegata ma ha dato testimonianza di forte coesione, una risposta ferma a chi vuole farci vivere nel panico e nella paura”.
L’iniziativa è promossa dalla Città di Torino, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Comunità ebraiche di Torino, Casale, Vercelli, Biella, Novara e Verbano Cusio Ossola.