di Mauro Marras
La Città di Torino ha concesso il patrocinio e l’uso di piazza Castello alla Chiesa Valdese per le tradizionali celebrazioni del 16 febbraio. Per la prima volta nel salotto buono della città si vedrà fiammeggiare il tradizionale falò celebrativo delle “Lettere patenti”, l’editto che sancì la concessione dei diritti civili e politici ai valdesi promulgato da Carlo Alberto nel 1848. Ogni anno, infatti, i valdesi festeggiano la ritrovata libertà accendendo falò che illuminano le valli attorno a Pinerolo.
La concessione della piazza più importante di Torino è stata fortemente voluta dell’Amministrazione cittadina: a fianco della catasta che sarà data alle fiamme, di fronte a Palazzo Madama, ci sarà un palco per accogliere le autorità e per ospitare i tanti cori che accompagneranno con i canti tradizionali l’accensione del falò. L’appuntamento è alle ore 20 del 16 febbraio.
L’ultima volta che Torino vide celebrare le Lettere patenti fu circa trent’anni fa al Monte dei Cappuccini. “L’Amministrazione comunale è felice di poter offrire uno spazio consono a un evento così importante per i nostri cittadini e cittadine valdesi – spiega l’assessore Marco Giusta – ma anche per la città nel suo insieme, in quanto si celebra l’apertura di spazi di libertà e di comunicazione tra mondi fino ad allora chiusi al confronto. È una ferita che si sana ed è l’occasione per tutti e tutte di avvicinarsi alla comunità e conoscerla più da vicino, condividendo il momento di festa”.
“La Chiesa Valdese è estremamente lieta di poter realizzare nel cuore della città un evento che è tradizionale nella nostra storia. Ci siamo sempre occupati di diritti perché per molto tempo non ne abbiamo avuti”, spiega Patrizia Mathieu, presidente del Concistoro valdese di Torino. “Le Lettere patenti ci riconoscevano come cittadini, ma non ci permettevano libertà di culto. Solo cent’anni dopo, con la Costituzione della Repubblica, c’è stato il pieno riconoscimento”.
Il falò del 16 febbraio è, per i valdesi, una festa laica, una ricorrenza storica. “Per questo condividiamo il palco con tutti coloro che hanno patito o tuttora patiscono l’assenza di diritti: ci saranno gli ebrei, destinatari anch’essi delle Lettere patenti del 1848, e ci saranno le associazioni lgbt, le associazioni per la laicità e per i rifugiati”, conclude Mathieu.