Sono stati avviati colloqui per accogliere a Torino nelle prossime settimane alcuni bambini uzbeki con patologie oncologiche con le loro famiglie all’ospedale Regina Margherita.
Lo annuncia il sindaco Stefano Lo Russo da Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, dove si trova in queste ore in missione istituzionale con una delegazione di rappresentanti di istituzioni cittadine e che insieme all’ambasciatore italiano a Tashkent Piergabriele Papadia de Bottini ha avviato le interlocuzioni diplomatiche necessarie con il Governo uzbeko grazie alla disponibilità della professoressa Franca Fagioli, direttore del Dipartimento Patologia e Cura del Bambino ospedale Regina Margherita di Torino, che prenderà in cura i piccoli pazienti al loro arrivo.
“Un progetto – spiega il Sindaco – di cui siamo davvero molto orgogliosi e che riafferma ancora una volta la vocazione solidale della nostra città e la disponibilità del Regina Margherita, un’eccellenza del nostro territorio. Un primo passo che rappresenta l’avvio di una collaborazione anche in questo settore con uno dei territori più strategici per il nostro sistema”. La prospettiva, infatti, dopo l’arrivo di questi primi bambini è di avviare un programma di solidarietà che possa permettere di accoglierne altri nei mesi successivi.
Per l’ambasciatore italiano a Tashkent Piergabriele Papadia de Bottini si tratta di “un positivo esempio di cooperazione tra Italia e Uzbekistan, nel solco dell’approfondimento dei rapporti bilaterali in occasione della visita del presidente Sergio Mattarella a Tashkent alla fine del 2023. Sicuramente l’Uzbekistan offre importanti opportunità per le imprese italiane ma la collaborazione si muove su molti piani come quello accademico, culturale e di cooperazione, come questa iniziativa dimostra”.
“Questa iniziativa – aggiunge la professoressa Franca Fagioli – conferma la nostra pronta disponibilità ad accogliere pazienti provenienti da paesi asiatici in cui non sono accessibili tutte le competenze necessarie per la cura ottimale di bambini con patologia oncoematologica ad elevata complessità. Per questi pazienti e per le loro famiglie sarà ovviamente fondamentale il ruolo del terzo settore che lavora nella quotidianità con noi per garantire assieme all’eradicazione della malattia anche il supporto educativo e sociale tramite attività integrate. Le spese sanitarie saranno coperte, come già avvenuto in passato, a merito di fondi dedicati di associazioni operanti sul territorio europeo con questa specifica missione”.