di Raffaela Gentile
10 marzo 1946: una data storica per le donne, in quanto quel giorno venne firmato il decreto grazie al quale il “gentil sesso”, che già dall’anno prima aveva diritto al voto, poteva anche essere eletto. Dunque, da quella data le donne sono cittadine con pieni diritti.
La Consulta femminile di Palazzo civico ha promosso proprio oggi, 10 marzo, una tavola rotonda per capire quanta strada ha fatto l’altra metà del cielo in questi settant’anni.
Dopo il saluto della Presidentessa della Consulta femminile Adriana Stramignoni, la moderatrice dell’incontro, la giornalista Carola Vai, ha compiuto un breve viaggio a ritroso sulla storia delle conquiste femminili, ossia, in sintesi, ha raccontato, fra l’altro, con quanto ritardo l’Italia riconobbe un diritto che negli altri paesi europei era stato riconosciuto molti anni prima.
Per capire quanto sia stato difficile per le donne ottenere il diritto al voto si può vedere il film–il primo girato all’interno del Palazzo di Westminster, dove ha sede il Parlamento del Regno Unito – di Sarah Gavron “Suffragette”, in programma nei cinema proprio in questi giorni. Infatti, il film, ambientato nella Londra del 1912, racconta la lunga battaglia delle coraggiose donne che fecero parte del movimento suffragista per ottenere il diritto al voto, concesso dal Parlamento britannico nel 1928.
I temi affrontati dalle relatrici invitate a questo simposio hanno spaziato dal “Contributo delle donne alla elaborazione della costituzione” (Eisabetta Palici di Suni – Ordinaria di Diritto Pubblico Comparato Università di Torino), agli importanti passi compiuti dalle donne sul cammino della parità illustrati dalla docente di diritto comparato Mia Caielli. L’assessora Ilda Curti si è invece soffermata su “Ciò che resta ancora da fare” in tema di parità. “Donne e lavoro oltre l’equità verso il merito” questa, invece è stata la relazione di Rosanna Ventrella dell’Associazione Aidda. Maria Vittoria Colli della Commissione Pari Opportunità Ordine degli Avvocati di Torino ha posto l’accento sui problemi delle donne professioniste ed in particolare sulle avvocate. La disanima sulle difficoltà di carriera delle donne è stata illustrata da Marina Cima della Federmanager. Infine l’avvocata Monica Bernardoni ha ricordato un tema su cui da molto tempo ormai si dibatte: poter trasmettere ai propri figli/e il cognome materno insieme a quello paterno.