La costruzione del Cimitero Monumentale fu deliberata nel 1827 dal Consiglio dei Decurioni, antenato dell’attuale Consiglio Comunale, in sostituzione del piccolo e vetusto cimitero di San Pietro in Vincoli.
A fronte di un preventivo di spesa ammontante a 350mila lire piemontesi, il marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, grande benefattore e sindaco di Torino tra 1826 e 1827, donò alla città la quasi totalità della somma. Con questi fondi si acquistarono i terreni sui quali realizzare la necropoli torinese, che fu progettata in stile neoclassico dall’architetto Gaetano Lombardi.
Dopo la cerimonia della posa della prima pietra tenutasi il 17 maggio 1828, il cimitero Generale fu aperto alle funzioni il 5 novembre 1829.
Il Cimitero Monumentale di Torino – precedentemente conosciuto come Cimitero Generale – è il più grande della città e ospita un milione di defunti. Situato nel quartiere Vanchiglietta, è posto a ridosso del parco Colletta, poco a monte della confluenza del fiume Dora Riparia nel Po.
Visitandolo ci si accorgerà subito che la zona originale è quella denominata “storica”, si sviluppa a partire dall’ingresso principale di corso Novara ed è di forma ottagonale, con ben 12 chilometri di portici arricchiti da sculture di pregio artistico, da cui il nome di “cimitero monumentale”.
Nel corso degli anni vi sono stati numerosi ampliamenti del corpo storico centrale; si sviluppa su tre macro zone ognuna delle quali è suddivisa in piccoli quartieri “tematici”. Le numerose mappe all’interno aiutano il visitatore a districarsi tra il dedalo di tombe e lapidi e a scoprire un cimitero che sembra contenere molti cimiteri al suo interno. Le diverse zone infatti sono estremamente differenti tra loro e la loro peculiarità estetica riflette sia l’epoca che l’origine delle persone che vi riposano.
Quelle che oggi sono considerate le aree storiche del cimitero diventarono i luoghi in cui la nobiltà e la classe sociale emergente, la borghesia, celebravano l’importanza delle loro casate e del loro status attraverso la magnificenza e l’imponenza dei monumenti funebri firmati da esponenti della scultura realista e simbolista del calibro di Vincenzo Vela, Leonardo Bistolfi, Cesare Biscarra, Pietro Canonica e molti altri.
Al cimitero è annesso anche un tempio crematorio edificato nel 1883, il secondo in Italia dopo quello di Milano (1876) è da allora che i torinesi possono scegliere tra il classico funerale, oppure la cremazione che non era accettata dalla Chiesa: la prima registrata a Torino dalla Socrem risale al 1888.
I personaggi
Al Monumentale riposano alcuni tra i personaggi più importanti della storia italiana e, tra calciatori, politici, cantanti e scrittori, quasi tutte le categorie del mondo dello spettacolo sono rappresentate.
Tra le prime tombe che si incontrano nella parte antica del cimitero, c’è quella di Isa Bluette, al secolo Teresa Ferrero, una delle più famose soubrette del primo dopoguerra italiano, artefice di Totò e Macario e inventrice della passerella delle bellissime delle riviste; morì a 42 anni, a causa della tisi. Sulla sua tomba è ritratta sdraiata, con le braccia sulla testa e i capelli sciolti, un gesto che ricorda il suo passato di ballerina.
Sempre nel campo primitivo troviamo l’inventore delle conserve e dei pelati: Francesco Cirio. Nel 1856 iniziò la sua attività proprio a Torino, nella zona di Porta Palazzo.
Continuando questo percorso, tra le tombe e i nicchioni, si incontrano le sepolture quasi sempre spoglie e semplicissime di Silvio Pellico, della Bela Rosin, la moglie morganatica di Vittorio Emanuele II, della principessa Jolanda di Savoia, contessa Calvi di Bergolo, l’unica Savoia sepolta nel Cimitero di Torino, la cui tomba è una semplice lastra di marmo, rasoterra, accanto a quella del marito, per amore del quale rinunciò al trono inglese.
A pochi passi dalla tomba di Pellico, troviamo il monumento di Carlotta Marchionni, una delle più importanti attrici italiane del XIX secolo e grande interprete della sua “Francesca da Rimini”, oltre che sua grande passione giovanile.
Uno dei monumenti funerari più belli è quello di Teresa Denina Sineo, collocata nella I ampliazione. La chiamano la sposa bambina e la scultura la mostra di dimensioni un po’ più grandi del normale, mentre sembra dormire sotto un bellissimo baldacchino, da cui piccoli angeli adesso decapitati vegliano su di lei; accanto al suo monumento, c’è la tomba del marito Emilio Sineo, che fu Ministro del Regno d’Italia durante i governi Starrabba.
Sempre sotto le Arcate della I Ampliazione, troviamo un altro protagonista del Risorgimento: Massimo d’Azeglio. Fu Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna e capo di due governi col suo nome, anche se la sua passione era la pittura.
Nella III ampliazione troviamo la tomba del cantante Fred Buscaglione, scomparso a soli 39 anni in un incidente automobilistico mentre era all’apice della carriera. La sua tomba è caratterizzata da una piccola edicola, all’interno della quale alcuni ammiratori hanno lasciato dei bicchierini da whiskey per ricordare il “cattivo ragazzo” della musica degli anni ’50 e un sigaro.
Sotto le arcate della IV ampliazione si trova una delle tombe più famose del Cimitero Monumentale, quella di Giuseppe Pongiglione anche conosciuta come la “tomba d’j rat” perché raffigurante alcuni topolini (rat in piemontese significa topo). La scultura, disegnata dallo stesso ingegnere delle Ferrovie e firmata da Lorenzo Vergnano, uno dei nomi più ricorrenti nel cimitero, insieme a quelli di Giuseppe Bogliani e Pietro Canonica, mostra Pongiglione, accompagnato in Cielo da un angelo, mentre porta con sé un piccolo scrigno dei ricordi, quasi a non dimenticare la sua identità terrena; sullo sfondo un ponte con un treno, una città e una simbologia religioso-funeraria. Oltre ai topolini, si possono scorgere civette, rane, torce rovesciate, tutti simboli della lotta del bene contro il male. Colpisce anche l’aspetto di Pongiglione, perfetto uomo dell’Ottocento, con una folta barba a due punte, un panciotto raffinatissimo e un’espressione che incute rispetto.
Al centro del I campo israelitico si trovano le spoglie di uno dei più importanti testimoni della tragedia dell’Olocausto: Primo Levi. Sulla lapide del chimico scrittore, vi è il numero di matricola 174517 che gli venne tatuato al suo arrivo nel campo di prigionia di Auschwitz: “documento di infamia non per noi, ma per coloro che ora cominciano ad espiare” (Primo Levi, 1945).
Mentre nel V campo israelitico riposa dal 2012 Rita Levi-Montalcini, la piccola grande donna dalla lunga e fruttuosa vita. Vinse nel 1986 il Premio Nobel per la medicina per aver scoperto il Nerve Growth Factor, il fattore di crescita della cellula nervosa, e fu nominata nel 2001 senatrice a vita. La tomba è caratterizzata da una lunga iscrizione tratta dal III capitolo del libro dell’Ecclesiaste contenuto nella Bibbia.
Due sono i punti nel Monumentale in cui ricordare il Grande Torino, la leggendaria squadra che trovò la morte sul colle di Superga nell’incidente aereo del 4 maggio 1949. Il primo è l’installazione realizzata nel 2005 su progetto dell’architetto Luciano Cappellari e situata al centro dell’VIII ampliazione, nella parte nuova del cimitero chiamata “le Edicole”. Il secondo è la tomba vera e propria sotto le arcate della V ampliazione.
Questi non sono che pochi esempi per far conoscere ai giovani e ai meno giovani personaggi e bellezze di questo luogo particolare; infatti a partire dai porticati della zona storica, si trovano tantissime statue di stile e materiale diversi, alcune delle quali estremamente belle ed evocative. Tra piccoli mausolei, angeli e fanciulle addolorate si potranno trovare dei veri capolavori del secolo scorso, fino ad arrivare a opere più moderne e astratte, ma che comunque riescono a esprimere il loro messaggio in maniera efficace.
La passeggiata al Monumentale serve a riflettere sulla vita e sulla morte ma anche a fare un viaggio per scoprire l’arte e la storia di una Torino meno conosciuta.