di Mariella Continisio
Renzo Piano, il padre del grattacielo Intesa San Paolo, intervenendo questa mattina all’inaugurazione non si è soffermato a descrivere la sua creatura “perché non serve, bisogna vederla e viverla”, ma ha illustrato alcuni passaggi che lo hanno condotto alla sua realizzazione. Si è solo lasciato andare a una definizione: “E’ un’opera che respira, attiva, vive con il clima. Rappresenta la contemporaneità: questo palazzo è una macchina gentile, urbana, per lavorarci bene, per consumare meno”.
“Gli edifici sono amati solo se sono accessibili e non sono egoisti, non si rinchiudono su sé stessi e non dialogano con il pubblico – ha proseguito l’architetto -. Vivono grazie ai riti della città. La loro apertura ai cittadini e l’intelligenza energetica sono l’essenza della contemporaneità, la sua scommessa”.
“L’architettura vive di tempi lunghi, abbiamo impiegato 10 anni per costruire il grattacielo. Il lavoro dell’architetto – ha concluso Piano – è corale e creativo e non tiene conto di chi ha avuto le idee che rimbalzano e si condividono”.