Nei “Meridiani” della Mondadori troviamo: Fiesta (Anche il sole sorge), Addio alle Armi e Nel Nostro Tempo.
Nel Nostro Tempo (In Our Time) è il primo libro di Hemingway, può sembrare una miscellanea poichè è composto di racconti e schizzi in cui si possono riconoscere i primi tentativi di sperimentare quasi tutti i temi che l’autore doveva poi trattare in maniera più complessa. Abbiamo scene di corride, conversazioni tra bevitori, la commedia alla Gertrude Stein e ricordi del fronte italiano; e un brano, A very short Story, che è una specie di scenario per “A Farewell to Arms” (Addio alle Armi), con un finale forse più convincente di quanto non sia l’idillio piuttosto romantico del romanzo.
L’argomento delle opere è sempre il dolore -soffrire e far soffrire- e il rapporto del dolore col godimento sessuale della vita, anche se la superficie sempre levigata della prosa di questi libri sembra a volte celare al lettore i conflitti che essa nasconde, ma sopra ai quali è stata tesa al massimo proprio perché il lettore li possa percepire.
La condizione della vita è sempre il dolore, ed ogni superficie tranquilla o soddisfatta vibra sempre di dolore.
La bellezza dei racconti di Hemingway dipende dalla risoluzione di questo contrasto in arte.
In “A Farewell to Arms” (Addio alle Armi) il dolore scaturisce dalle cose in generale e i due protagonisti sono rappresentati come vittime perfettamente innocenti. Non hanno alcun rapporto con le forze che li tormentano: nella loro storia è assente quel conflitto di impulsi che costituisce il vero dramma in Hemingway e quando i due personaggi escono dal flusso dell’azione, quando fuggono insieme dopo la ritirata di Caporetto, cessiamo di considerarli entità umane.
“The Sun Also River” (Fiesta – Anche il Sole Sorge) ha invece una profonda unità e una realtà inquietante poiché si stabilisce un rapporto strettissimo tra la “fiesta” della cittadina spagnola – con le processioni, la corrida, la baldoria – e il comportamento atroce del gruppo di americani e inglesi venuti da Parigi per godersi la fiesta. Nella insensibilità di queste persone e nei loro rapporti reciproci si vede funzionare lo stesso principio che è alla base dell’orgia pagana della festa.
L’interesse del romanzo nasce dai tentativi dei due protagonisti di liberarsi da questo mondo o piuttosto di trovare una qualche maniera di vivere in questo mondo con dignità.
“Rassegnato a portare minuscoli occhiali come quelli di Joyce – così descrive Hemingway Fernanda Pivano – su occhi che frugavano e vedevano tutto, radiografie di pensieri/ambizioni, di innocenti bugie/ambigue promesse, calcolatore elettronico che immagazzinava i gesti più piccoli e li restituiva magari dopo decenni in un personaggio che con l’originale non c’entrava per niente: e intanto ascoltava, o forse si perdeva fra le sue fantasie, oppure raccontava raccontava raccontava…”
Hemingway ha creato un modo di scrivere nuovo e personale e personali modi di vedere e sentire personali.
“E con le descrizioni di “Nel Nostro Tempo” di acque e boschi americani ha portato nella letteratura nuovi occhi per il paesaggio così come nei suoi schizzi della guerra, dove il tono solidamente allegro della parlata quotidiana suscita così strane inquietudini di insicurezza e di angoscia, coglie come non sono mai state colte le cieche emozioni degli americani del 1917 e degli anni in poi”: come racconta Edmund Wilson.
di Antonella Gilpi