Montale considerava “La bufera e altro” il suo libro “più alto”; uscito nel 1956, diversi anni dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, di quella barbarie, di quella bufera è il diario sofferto e allucinato.
Ogni lirica è una ferita aperta,” il solco di una ustione insieme la sua storia” , come ha scritto Franco Fortini.
Tra brevissimi attimi di luce e troppo lunghi momenti di buio assoluto si gioca il destino di un uomo e dell’uomo.
“Satura” la raccolta pubblicata nel 1971 dopo un lungo silenzio, è la cronaca di una guerra diversa, non convenzionale e forse più perfida e distruttiva per l’individuo: a dichiararla è una società che si avvia a diventare moderna potenza economica.
L’antico male di vivere, si chiama adesso alienazione, fastidio, noia.
Di questi due libri rimangono indelebili nella memoria i ritratti di due donne e dei loro occhi.
Quelli di Cinzia nella “Bufera” che come “luce di lampo” trafiggono e interrogano a tratti l’orribile buio della guerra, alla ricerca disperata di un segno da trasmettere all’umanità distrutta.
E nella prima parte di “Satura” il buio o quasi buio degli occhi semiciechi della moglie Drusilla, che pur”offuscati” riescono a vedere di più o diversamente, e aiutano il poeta ascendere “milioni di scale”, a superare il vuoto che si rinnova o ogni gradino.
Eugenio Montale (Genova 1896 – Milano 1981) è stato uno dei protagonisti più significativi del Novecento europeo.
Se la grande apertura intellettuale e il profondo legame con la tradizione poetica hanno fatto di lui una figura di riferimento per tutta la cultura italiana, nella sua lunga carriera di “lettore” e di giornalista, egli ha saputo riconoscere per tempo e promuovere autori misconosciuti come Svevo, e avvicinare un largo pubblico alle grandi letterature straniere.
Montale si formò e visse le prime esperienze letterarie a Genova (nel 1825 uscirono gli “Ossi di seppia”) trasferendosi a Firenze nel 1927.
Quando nel 1938, fu costretto a lasciare l’incarico di Direttore del Gabinetto Viessieux a causa della sua mancata iscrizione al Partito fascista, era ormai un autore affermato, come l’anno successivo testimoniano la raccolta “Le Occasioni”, un libro simbolo per le generazioni di giovani che si trovò ad affrontare l’esperienza dell’antifascismo e la guerra.
Nel 1956 uscì “La bufera e altro”, in cui Montale fa i conti con la tragedia bellica.
Seguì un lungo silenzio, interrotto nel 1971 dalla pubblicazione di “Satura” e poi di altre opere in rapida successione, una nuova stagione per la poesia e per la vita, ricca di onori.
Nominato Senatore a vita nel 1967, Eugenio Montale fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
di Antonella Gilpi