di Mauro Gentile
Dopo sei mesi di lavoro e il coinvolgimento di chi quotidianamente e professionalmente è impegnato nell’ambito dei servizi di welfare e il confronto con le organizzazioni sindacali, le associazioni che tutelano dei diritti dei cittadini, l’Asl, i consiglieri comunali e le Circoscrizioni, è stato definito il nuovo modello organizzativo dei servizi sociali e socio-sanitari comunali.
Questa mattina infatti, su proposta degli assessori Sonia Schellino (Politiche sociali e Casa) e Sergio Rolando (Personale), l’esecutivo di Palazzo Civico ha approvato la delibera che consente di avviare il riassetto organizzativo del sistema cittadino dei servizi di welfare.
“Il rinnovamento – spiega l’assessora al Welfare, Sonia Schellino – nasce da un percorso partecipato, partito lo scorso autunno dal confronto con gli operatori. Si è trattato di un vero e proprio lavoro di squadra, attraverso cui sono state raccolte e formalizzate le esigenze e le proposte operative finalizzate a rendere più efficace ed efficiente il disegno organizzativo del settore”.
Dal punto di vista macro, il progetto riorganizzativo prevede un’articolazione pensata e realizzata per livelli interagenti e complementari: quattro distretti sociali che, territorialmente, coincidono con i distretti sanitari dell’Asl, poli specialistici sovraterritoriali per l’inclusione sociale (nell’ambito delle misure per il reddito di inclusione, REI), servizi specializzati a valenza cittadina (come il Servizio Adulti in Difficoltà, il Centro Relazioni e Famiglie, Locare, il Centro antiviolenza, Casa Affido, il Servizio Aiuto Anziani, l’Informadisabili ecc.) che accolgono le richieste direttamente o su segnalazione dei servizi territoriali e, ancora, progetti e attività sperimentali su specifici ambiti che necessitano di competenze e professionalità specifiche come, ad esempio, l’Ufficio rapporti con l’Autorità giudiziaria e il Sevizio Passepartout.
A queste area d’attività si aggiungono i servizi centrali corrispondenti, per competenza, alle equipe dei distretti territoriali e ai poli per l’inclusione. Ad essi sono affidate le attività di programmazione, organizzazione, acquisizione e monitoraggio dei servizi, in particolare di quelli gestiti da realtà del Terzo settore e che costituiscono un sistema sussidiario (sono 600 i servizi curati da soggetti accreditati) che conta 8mila operatori e decine di associazioni di volontariato.
Il processo riorganizzativo riguarda anche le sedi di uffici e servizi e il personale. Le sedi dovranno essere adeguate al nuovo assetto sotto il profilo strutturale, delle dotazioni strumentali e dei supporti informatici e risultare accessibili ai cittadini, facilmente raggiungibili anche con mezzi pubblici e il più possibile distribuite all’interno dei distretti territoriali.
Il dimensionamento degli organici sarà valutato e rapportato ai bisogni espressi dalle varie zone della città, alla condizione socio-economica e allo stato di salute degli utenti, ai carichi di lavoro degli operatori e alle attività svolte dai servizi specialistici.
“La revisione dell’organico – afferma l’assessore Sergio Rolando – avverrà attraverso un confronto costante con le organizzazioni sindacali e dovrà saper coniugare le aspettative dei dipendenti con le esigenze dell’ente.
Per condurre con successo l’operazione di riorganizzazione – aggiunge Rolando – assumerà una rilevanza strategica lo sviluppo del capitale umano, da sostenere anche attraverso i necessari investimenti in formazione professionale”.
“Varando un nuovo modello organizzativo – sottolinea l’assessora Schellino -, ci siamo posti l’obiettivo di dare ai servizi cittadini di welfare una fisionomia in linea con le necessità del tempo, creando le condizioni affinché, seppure in un contesto in cui le risorse a disposizione dell’ente non aumentano di pari passo e in proporzione alla domanda, si possa comunque rispondere adeguatamente alla crescente richiesta di prestazioni socio-assistenziali”.
Un “Gruppo di monitoraggio” seguirà le varie fasi del processo riorganizzativo, controllandone l’andamento con i gruppi di lavoro impegnati a livello territoriale, mantenendo un costante confronto con le organizzazioni sindacali e apportando, se sarà verificata la necessità, le eventuali variazioni al nuovo assetto previsto dal piano iniziale.