“Le notizie che ci provengono dalla Tunisia sono in costante aggiornamento. Sono ore di dolore, e di angoscia. Stiamo parlando di diversi morti e persone ferite. Al momento non se ne conosce la nazionalità.”. Nella Sala Marmi di Palazzo Civico allestito come Centro Media il sindaco Fassino incontrando i giornalisti ha espresso il suo personale cordoglio e quello della Città di Torino per tutte le vittime e la vicinanza alle loro famiglie. “Attendiamo notizie rassicuranti nelle prossime ore”, si è augurato il sindaco.
“A Tunisi ci sono 34 dipendenti comunali, oltre a diversi torinesi e alcune famiglie novaresi e cuneesi lì in vacanza– ha detto Fassino -. Di questi nostri dipendenti 6 erano tra gli ostaggi nel Museo nazionale del Bardo: di 4 non abbiamo notizie, mentre 2 di loro risultano illesi, ospiti di una caserma di Polizia. Ho personalmente parlato con una nostra dipendente – ha raccontato il sindaco – e mi sono sincerato delle sue condizioni che sono buone, anche se è scossa”.
Fin dal primo momento in cui sono affluite le notizie dell’attacco terroristico Palazzo Civico è rimasto in contato costante con l’ambasciatore italiano a Tunisi Raimondo De Cardona, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alla Farnesina e con il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
“Ancora una volta si conferma la strategia del terrorismo internazionale: dalle Torri Gemelle a Madrid, da Istanbul a Londra e oggi con Tunisi in questi 15 anni è stato un crescendo di attentati volti a colpire ovunque e chiunque per diffondere il terrore e seminare il panico. La lotta al terrorismo internazionale – ha concluso Fassino -. deve rappresentare una priorità nell’agenda di ogni Paese: occorre mettere in campo tutte le strategie per sconfiggerla”.
Poco dopo le 20 il Sindaco ha ricevuto la visita del rappresentante della comunità tunisina Fausi Haj Sassi, che ha espresso a Fassino ed a tutta la città la solidarietà dei 3000 connazionali che vivono nella nostra città. Il rappresentante tunisino ha confermato di essere in contatto con le autorità di Tunisi, precisando come non si sia ancora in possesso di dati esatti sui feriti e sulle vittime soprattutto per i controlli di sicurezza che vengono effettuati da parte delle forze dell’ordine all’interno del museo. La Tunisia, paese finora vissuto in pace, secondo Haj Sassi è stata colpita per fermarne lo sviluppo ed il progresso democratico.