“La Regione Piemonte è sicuramente un Ente locale virtuoso che ha saputo adeguarsi con prontezza ed efficienza a una legge intervenuta sul territorio nazionale con tempi davvero affrettati, che ha messo in seria difficoltà chi gestisce direttamente i servizi per l’infanzia – lo sottolinea Federica Patti, assessora comunale all’Istruzione della Città di Torino”. Oggi, tra i frequentanti i servizi educativi comunali, risultano inadempienti 245 bambini e bambine (su 11334) che, secondo le indicazioni ministeriali, dovrebbero essere allontanati. La circolare congiunta del ministero della Sanità e dell’Istruzione, inviata il 27 febbraio 2018, considera inadempiente chi “non ha presentato formale richiesta di vaccinazione”, tanto che la stessa ministra Beatrice Lorenzin, in risposta a una lettera di chiarimento del Presidente ANCI Decaro, ha sostenuto che bambini e bambine potranno continuare a frequentare i servizi per l’infanzia, a condizione che le famiglie abbiano fatto “richiesta di effettuazione delle vaccinazioni”.
“La nostra Regione restringe il campo e non accoglie questa possibilità, in virtù della semplificazione delle procedure adottate all’avvio dell’anno scolastico: in Piemonte, infatti, le famiglie non hanno dovuto presentare richieste, ma hanno ricevuto direttamente dalle Asl una lettera con l’appuntamento per sottoporre i propri figli alle vaccinazioni mancanti. Oggi però – afferma Patti – questa stessa efficienza rischia di avere conseguenze negative, perché l’ASL non fissa più ulteriori appuntamenti, ma garantisce invece l’accesso diretto al servizio vaccinale. Quindi la Regione, nella sua circolare del 5 marzo, sostiene che ‘la presentazione di copia della formale richiesta di vaccinazione non può essere considerata valida per l’ammissione ai servizi educativi per l’infanzia’”.
“Di fronte a questa rigidità mi chiedo quale debba essere il ruolo delle istituzioni in momenti come questi. Se l’obiettivo è raggiungere il massimo risultato, senza scontri, tutelando la serenità dei bambini e il loro diritto a concludere l’anno educativo, credo occorra mettersi in un’ottica non di aut-aut, bensì di accompagnamento e di cura e di ricostruzione delle relazioni di fiducia tra famiglie da un lato e scuola e istituzioni pubbliche dall’altro. Credo che il nostro ruolo ci imponga di andare al di là di alcune rivendicazioni e di pensare a chi respinge l’idea di vaccinare i propri figli come a famiglie che necessitano di maggiori rassicurazioni e informazioni”.
“Trovo folle allontanare dei bambini dai servizi e, a maggior ragione, a questo punto dell’anno scolastico – precisa l’assessora -. Non so se ci si rende conto di cosa implica per bambini piccoli o piccolissimi essere ’allontanati’ dalla loro scuola, o dal loro nido, che è sì un contesto educativo, ma per loro relazionale ed affettivo. Inoltre, non so come ci si immagini che possa avvenire concretamente: che le famiglie, spontaneamente non ve li portino più? O che li allontanino le stesse educatrici che hanno lavorato mesi per accoglierli, includerli, farli stare bene?”
“È difficile capire quale sia la necessità di questo passo così drastico sotto il profilo della salute pubblica, posto che questi bambini hanno frequentato i servizi dall’inizio dell’anno fino qui. Dal punto di vista dei rapporti tra famiglie e istituzioni pubbliche, si comprometterebbe la relazione con oltre 200 famiglie frequentanti i servizi comunali, poiché uscirebbero dal sistema educativo. Chiedo – conclude Patti – che venga data alle famiglie un’ulteriore possibilità di appuntamento che permetta loro di chiedere maggiori chiarimenti e quindi – come da circolare ministeriale – di non trovarsi in una condizione di inadempienza. Guardando all’intero sistema educativo della città, allontanare oltre 500 bambini – senza dare ulteriori possibilità – credo sia una sconfitta per tutti”.