di Mauro Marras
Sono 3mila i comuni di montagna nel nostro Paese, il 40% della totalità dei comuni italiani, cui corrisponde oltre il 50 per cento del territorio nazionale. “Per queste ragioni è assolutamente necessario dedicare a queste realtà locali un’attenzione che spesso è mancata”. Lo ha affermato il sindaco di Torino e presidente nazionale Anci Piero Fassino, questa mattina durante l’Assemblea nazionale Uncem, Unione dei comuni ed enti montani, che si è svolta al Centro congressi della Regione Piemonte di corso Stati Uniti 23.
“Veniamo da anni di riduzione demografica e minori investimenti nella tutela nel territorio, con serie conseguenze sulla tenuta del territorio. Una disattenzione, questa, da lasciare alle spalle”. Il sindaco ha toccato quattro punti essenziali per lo sviluppo di una nuova politica delle terre alte: “Il primo tema è la centralità nell’opinione pubblica e nella sensibilità comune del tema dell’ambiente e della sua tutela. Un mutamento culturale che ha sviluppato una domanda crescente di tutela degli ambienti naturali. Il secondo è il tema dell’energia: cresce la sensibilità verso l’utilizzo di energie pulite e rinnovabili. E gran parte di queste fonti si produce o si può produrre in montagna”.
C’è poi il tema della biodiversità. “L’Expo di Milano esamina il rapporto tra uomo e natura attraveros la lente d’ingrandimento dell’alimentazione. La biodiversità è un punto importante della nuova attenzione alla produzione di cibo sano e naturale. C’è una crescita di interesse verso questo mondo: lo dimostra l’aumento degli iscritti alle facoltà di Agraria nel nostro Paese. La montagna può quindi confermarsi e sviluppare la vocazione di terre dedicate alla produzione di cibo. L’ultimo tema è il turismo. Torino ha accentuato il suo profilo turistioo ed è più forte il legame tra turismo di città e turismo di montagna”.
Per tutti questi motivi è necessario ridisegnare delle politiche forti a favore dei comuni di montagna. “Bisogna creare le condizioni che portino a una migliore qualità della vita in montagna, sia per i residenti sia per i visitatori ocasionali – ha proseguito Fassino -. Ma le politiche di riordino della spesa pubblica hanno penalizzato i comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni. Bisogna favorire le unioni e le fusioni di comuni, perché con dimensioni demografiche adeguate è possibile uscire dalla marginalità. Come Anci abbiamo proposto una legge per rendere appetibili tali soluzioni, oltre a chiedere di esentare dal patto di stabilità almeno i piccoli comuni. E le politiche di spending review devono tenere conto delle esigenze di questi territori, ad esempio quando si parla di tagliare centri sanitari o uffici postali”.
L’Assemblea che precede il XVI Congresso dell’Uncem di domani ha posto le premesse per i prossimi cinque anni di lavoro dell’Uncem sui territori montani. ”Uno scenario totalmente nuovo” – ha detto il presidente Enrico Borghi nella sua relazione introduttiva – ”che ci obbliga a nuove sfide per garantire sviluppo e servizi ai territori montani. Il vecchio modello assistenziale è fallito e le filiere di futuro si chiamano oggi ricostruzione istituzionale – unioni montane di comuni in primo luogo – pagamento dei servizi ecosistemici, oil free zone, sostenibilità fiscale del welfare, accessibilità, connettività e servizi. Dobbiamo riportare la politica al ruolo di strumento per rimettere al centro la dignità dell’uomo”.
“Uncem 2015: Scommessa Montagna, da prospettiva a realtà. Il rilancio delle Terre Alte” è il titolo scelto per questo evento e racchiude il senso di questi ultimi cinque anni, nei quali la montagna è tornata ad essere parte dell’agenda politica nazionale ed europea, dopo anni di tagli e destrutturazioni nei confronti delle aree montane.
Il Congresso è stato inoltre occasione per presentare il Rapporto Montagne Italia, a cura della Fondazione Montagne Italia, nata nel 2014 per promuovere interventi nell’ambito della green economy a sostegno degli enti locali montani. Il Rapporto, ricco di dati e tabelle, analizza il territorio montano dal punto di vista geografico, socio-economico e politico. Il rapporto sottolinea una crescita demografica delle terre alte, grazie anche ai flussi migratori, sino a fare degli stranieri una componente rilevante delle forze di lavoro montane. Lo sviluppo dell’agricoltura è spinto dalla produzione di qualità e biologica. Una tendenza che si coglie anche per il turismo, con la crescita del turismo rurale degli agriturismi e dei B&B. Nel segno dell’innovazione è anche il tema dell’energia, grazie alla dotazione di risorse naturali locali che le nuove tecnologie degli alti rendimenti e del km zero possono fornire alle popolazioni montane in una condizione di elevata sostenibilità.