La giurisdizione “apparente” sui trattenimenti degli immigrati nei Cpr

Sono molto eloquenti i dati che emergono dal rapporto “La giurisdizione apparente – Osservatorio sulla giurisprudenza del Giudice di pace di Torino in materia di trattenimento amministrativo”, curato dalla professoressa Valeria Ferraris e dell’avvocato Maurizio Veglio per Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) e presentato questa mattina a Palazzo di Città.

La Vicesindaca Michela Favaro ha portato i saluti del Comune di Torino. «C’è tanto lavoro da fare per garantire agli stranieri la necessaria tutela – afferma Favaro – E’ importante accendere un faro su questa situazione. L’immigrazione da problema deve diventare risorsa. Una recente analisi della Banca d’Italia spiega come sia in atto un calo demografico costante e un impoverimento professionale. Le aziende spesso non trovano i lavoratori che cercano. A ciò si aggiungono altre discrepanze. Un report della Fondazione Operti informa che nell’area metropolitana di Torino vi sono 75mila alloggi sfitti: eppure per gli stranieri è un problema trovare casa. Servono strumenti che non siano solo punitivi ma che permettano di integrare chi arriva nel territorio e nella comunità».

Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino, aggiunge che un ordine del giorno del Consiglio comunale torinese, votato all’unanimità, chiedeva la chiusura del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di corso Brunelleschi. «E’ stato chiesto al Prefetto di fare una sperimentazione ma non vi è la possibilità – dice Gallo – Il Cpr sarà riaperto nei prossimi mesi, dopo i lavori di ristrutturazione. Non solo: recentemente è stato incrementato a 18 mesi il limite massimo di permanenza nei Cpr italiani, luoghi dove le persone sono private del diritto costituzionale alla loro libertà e per questo sottoposte a grande sofferenza».

Nell’83 per cento dei decreti di convalida al trattenimento presso il Cpr e nel 78 per cento di quelli di proroga, il Giudice di pace si limita ad accogliere la richiesta della Questura senza offrire argomentazioni, e le udienze di convalida non superano la durata di 10 minuti nel 64 per cento dei casi e non raggiungono i 5 minuti nel 35 per cento. I numeri del rapporto sono inequivocabili.

«Oggi sono ospitati dai Cpr più di 6mila persone – spiega Ferraris – solo il 50 per cento è poi effettivamente rimpatriato. Il 35 per cento è invece sottoposto al 2° provvedimento di trattenimento: significa che queste persone sono entrate in un circuito da cui non riescono più a uscire. Il rapporto conferma una situazione analoga a quella del precedente report risalente al 2017. Purtroppo c’è scarsa attenzione su temi che pure toccano valori costituzionali come la libertà personale. Come è possibile che le udienze di convalida davanti al Giudice di pace durino per più del 60 per cento dei casi meno di 10 minuti? Come si fa a organizzare un’appropriata difesa? Il gruppo nazionale più rappresentato nei Cpr è quello tunisino semplicemente perché vi è un accordo con la Tunisia per i rimpatri facilitati. In gran parte gli ospiti sono giovani».

L’avvocato Veglio spiega che siamo di fronte a uno scandalo giuridico. «La motivazione con cui i giudici di pace decidono sui trattenimenti è in molti casi racchiusa in un modulo già precompilato – rivela Veglio – Nei fascicoli individuali non si trovano neanche tutti gli atti e il verbale è prestampato. Manca solo la firma. La Corte di Cassazione in circa 150 pronunce, tra il 2020 e il 2023, ha rigettato i provvedimenti del Giudice di pace di Torino: per il 64 per cento dei casi ha ritenuto insufficiente la motivazione, definita “al di sotto del minimo costituzionale”. Gli avvocati di ufficio sono spesso compartecipi del degrado del diritto che queste pronunce sentenziano». La versione completa del rapporto si trova sul sito www.asgi.it .