di Michele Chicco
“Oggi, 10 febbraio, ricordiamo una pagina drammatica della storia italiana per troppo tempo negata e colpevolmente rimossa, che ha rappresentato un disegno criminale di pulizia etnica che costrinse 300mila italiani a lasciare le loro terre i loro averi i loro affetti. E che costò la vita a tanti uomini e donne nelle foibe e in tanti altri modi orrendi. L’unica responsabilità era quella di essere italiani. Questa la loro unica colpa. Donne, bambini, uomini che hanno sopportato la disumanità della violenza, del disprezzo e dell’odio”. Queste vittime innocenti hanno il diritto di essere onorate, rispettate.” Lo ha detto il Sindaco di Torino, Piero Fassino nella Sala Rossa di Palazzo Civico durante la cerimonia per il Giorno del Ricordo.
“Oggi vogliamo e dobbiamo coltivare la memoria – ha continuato il Sindaco – per ristabilire la verità di allora, per richiamare all’attenzione soprattutto dei giovani, ma anche dei meno giovani, su questi tragici eventi che fanno parte della Storia dell’Italia e che per troppo tempo sono stati nascosti o addirittura negati”.
Nelle cavità carsiche morirono donne e uomini, qualcuno si salvò e fu costretto a fuggire a quella barbarie. Gli eccidi delle foibe sono stati senza dubbio uno dei peggiori episodi che l’Italia, dal 1943 al 1947, ha dovuto sopportare. L’espulsione di massa che colpì l’intera comunità di quelle terre, aveva l’obiettivo di sradicare l’italianità. Pula, Opatija, Rijeka, ossia Pola, Abbazia, Fiume sono alcune delle realtà cittadine che gli italiani di allora dovettero abbandonare per sempre.
Il Parlamento italiano nel 2004 ha voluto rendere giustizia a questi italiani istituendo il 10 febbraio come “Giorno del ricordo” con l’obiettivo di conservare e rinnovare la memoria della tragedia di tutte le migliaia di vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre istriane, fiumane e dalmate nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Fu scelta quella data perché il 10 febbraio 1947 entrò in vigore il Trattato di pace con cui, purtroppo, le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste passarono alla Jugoslavia.
“Non è sufficiente che una tragedia si sia consumata perché non si corra il rischio di vederla e di conoscerla nuovamente – ha ricordato Piero Fassino. Dopo le tragedie legate ai genocidi della Seconda Guerra mondiale abbiamo pensato che analoghe vicende tragiche non si sarebbero più concretizzate. Ma non lontano dall’Istria nei primi anni del 1990 nei Balcani sono comparse nuovamente le pulizia etniche, gli stupri di massa come a Srebrenica. Questo ci deve spingere a far sì che il ricordo diventi un’assunzione di responsabilità. Affermare l’impegno che ciò che è accaduto non accada più e che ciascuno di noi nei comportamenti individuali e nei nostri comportamenti collettivi sia consapevole che difendere la libertà di ogni persona e il diritto di vivere ognuno la propria vita e la propria identità sono la condizione fondamentale perché una società sia libera, democratica e dove si possa vivere senza paure . Dobbiamo contrastare – ha concluso il Sindaco – tutti coloro che nonostante il tempo, nonostante i fatti continuano a modificare a negare quella storia manifestando così un nuovo sfregio su chi ha pagato con la vita”.
Nella Sala del Consiglio Comunale sono intervenuti, oltre al Sindaco, anche il Consigliere comunale Alessandro Altamura, il presidente piemontese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Antonio Vatta, il presidente di ISTORETO, Claudio della Valle, alla presenza delle massime autorità civili e militari del Piemonte.
Le cerimonie per il Giorno del Ricordo sono iniziate questa mattina al Cimitero monumentale con una deposizione di una corona al monumento che ricorda le vittime delle Foibe. Mercoledì 17 febbraio, alle ore 9.30, in corso Cincinnato all’angolo con via Pirano si svolgerà la cerimonia di commemorazione davanti alla Targa dedicata dal Comune agli esuli istriani, fiumani e dalmati. Sabato 20, infine, al Conservatorio si svolgerà alle 21 il concerto dell’Orchestra Mandolinistica di Torino con la partecipazione di Francesco Squarcia alla viola e di Aleksandar Valencic da Rijeka, al pianoforte.