di Mauro Marras
“Non faccio questa guerra per onore, ma per rivedere mia madre”. Lo scrisse, appena diciannovenne, il giornalista e storico Angelo Del Boca, combattente partigiano nell’autunno del 1944. Una memoria lucida e sincera, scritta su fogli di carta raccolti in un municipio devastato dai tedeschi e con penne e matite raccolte tra un’azione l’altra. La storia raccontata da Del Boca riporta l’attenzione della memoria partigiana, come ha sottolineato lo storico Giovanni De Luna, non sugli atti d’eroismo ma “sul vissuto dei partigiani. Vi si respira aria pura, non quella ingessata delle celebrazioni: si torna a vivere le cose in modo semplice, così come si sono svolte”.
Il volume “Nella notte ci guidano le stelle”, realizzato con Mimmo Franzinelli e pubblicato da Mondadori, è il diario partigiano del giovanissimo Del Boca, tenuto nel cassetto per 70 anni e finalmente pubblicato. “Franzinelli mi venne a cercare dicendomi che Mondadori cercava inediti sulla Resistenza – spiega il novantenne Del Boca -. Ripescai allora il libro e lo rilessi. Mi commossi profondamente a ripassare quelle pagine, che sono rimaste immutate nell’edizione stampata, per mantenere il loro valore di documento, di testimonianza”.
“La presentazione del libro di Del Boca è occasione per una riflessione su cosa è rimasto della lotta di Liberazione nella memoria civile degli italiani – ha affermato il sindaco Piero Fassino -. Abbiamo il dovere di mantenere la memoria di quegli anni e di trasmetterla, perché è alla base del presente storico della nazione. Dobbiamo evitare il prevalere dell’oblio sulla memoria, trasmettendo alle giovani generazioni il senso del cammino: la libertà conquistata con la lotta, senza la quale non si sarebbe restituita libertà e democrazia al Paese. Del Boca ci restituisce un’immagine nitida di questa esperienza”.
Il libro, secondo De Luna, “rappresenta un unicum nella memorialistica resistenziale: è il passaggio di un giovane costretto ad arruolarsi nelle file della Repubblica di Salò, addestrato duramente in Germania” e gettato nella lotta contro i partigiani tra le montagne del piacentino. “Ci sentivamo stranieri in patria – scrive nel libro Del Boca – la morte ci viaggiava al fianco, tutti ci sfuggivano compresi gli animali”. L’autore riesce quindi a disertare con altri dieci compagni, dotati di armi, munizioni e divise. Con la mediazione di un prete passano tra i partigiani, ma all’inizio incontrano diffidenza. Da nemici a compagni di lotta, non era facile fidarsi. “Quando Del Boca riceve la pistola dai comandanti partigiani si sente nella scrittura un cambio di registro, l’orgoglio di aver portato a termine la svolta tanto ricercata”, conclude De Luna.
Al termine il sindaco ha consegnato all’autore una pergamena e una medaglia ricordo. Soddisfazione è stata espressa anche dall’ex sindaco di Torino Diego Novelli, presente al tavolo dei relatori.