di Mauro Marras
La Città di Torino vuole inserire nel suo Statuto il tema del diritto al cibo adeguato. La proposta, presentata alla Giunta dal sindaco Piero Fassino e dall’assessore Enzo Lavolta, prevede di inserire all’art. 2 comma 1 dello Statuto la frase: “Di promuovere l’attuazione del diritto al cibo adeguato, inteso come diritto ad avere un regolare, permanente e libero accesso a un cibo di qualità, sufficiente, nutriente, sano, accettabile dal punto di vista culturale e religioso, che garantisca il soddisfacimento mentale e fisico, individuale e collettivo, necessario a condurre una vita degna”.
Il tema è passato dal dibattito internazionale sugli squilibri alimentari al diritto delle organizzazioni internazionali e alle carte fondamentali, come la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione…” (art. 25); dalle costituzioni nazionali – la nostra Costituzione prevede in numerosi articoli come l’art.13, l’art.19, il 31 e il 32 e molti altri il diritto a una alimentazione adeguata – alle leggi nazionali, che dalla Costituzione derivano, fino ai compiti statutari delle amministrazioni locali.
Nel caso di Torino, tale diritto è sostanziale, non parte da un assunto teorico ma da attività già da tempo avviate. Le città si sono sempre occupate della circolazione delle merci e della nutrizione dei cittadini e a Torino il diritto al cibo è un diritto effettivo. Lo testimoniano le tante iniziative e progetti che rientrano nell’ordinaria amministrazione dell’ente e si prestano ad essere la base di politiche locali del cibo coordinate: dal progetto Tocc – Torino città da coltivare – alla promozione degli orti urbani, i farmer market, la ristorazione scolastica e l’educazione alimentare, le mense benefiche, la cultura del cibo – Salone del Gusto e Slow Food – alle attività di cooperazione internazionale. Grazie a queste attività i cittadini possono accedere alla produzione alimentare locale e i contadini promuovere i loro prodotti, ad autoprodursi il cibo negli orti urbani e ad avere un pasto caldo quotidiano se in difficoltà, ai bambini di imparare a nutrirsi meglio.
La dichiarazione nello statuto di tale diritto riconosce il valore e la qualità dei servizi offerti dalla Città che mettono in pratica i principi che lo ispirano.