Signor Prefetto, Autorità presenti, signore e signori.
Oggi è diverso.
Oggi non siamo in piazza, luogo che per definizione, accoglie in maniera reale e ideale, tutti i cittadini e noi che abbiamo l’onore di rappresentarli. Oggi non isseremo le bandiere davanti agli edifici che sono simbolo e storia della nostra Città e del nostro territorio. Oggi, più che mai, prima di onorare il passato e di guardare al futuro, dobbiamo fare i conti col presente.
Un presente difficile.
Che vede purtroppo numerose vittime. A cui, unendoci alle loro famiglie, rivolgiamo un pensiero.
Tuttavia questo presente deve vedere le Istituzioni ancora più vive e pronte nel rappresentare i valori che uniscono la nostra comunità. Al fianco innanzitutto di chi, ormai da mesi, è in prima linea.
So che oggi, di quei professionisti e volontari, ci sono molte rappresentanze.
E voglio dedicare loro, all’inizio di questo mio primo intervento pubblico dopo il periodo di emergenza, il più sentito ringraziamento da parte mia e di tutta la comunità che rappresento.
Venendo nuovamente a questo breve indirizzo di saluto, ho accolto con particolare piacere l’intenzione del Signor Prefetto – che ringrazio – nel riunirci tutti qui, oggi, per celebrare la ricorrenza del 2 giugno.
E, tornando proprio a parlare di valori.
Più volte in questi mesi ci ho tenuto a ribadire come l’emergenza che stiamo attraversando ci abbia tolto – temporaneamente – la possibilità di stare insieme. Di vedere i nostri cari. Di abbracciarci. Di vivere i nostri spazi.
Ma mai, in nessun modo, ha potuto far venire meno i valori che ci uniscono e che rappresentano il nostro tricolore.
Come oggi siamo qui a ricordare.
I valori della solidarietà, dell’uguaglianza, della giustizia, dello spirito di comunità, della Resistenza.
E, ancora di più, i valori della Repubblica, della democrazia. Valori che forse troppo spesso diamo per scontati, ma che di scontato non hanno nulla.
I nostri Padri e le nostre Madri costituenti.
Prima di loro i nostri concittadini che hanno combattuto sui fronti di guerra e, dopo di loro, quelli che hanno combattuto sui fronti civili. Tutti loro hanno versato sangue e sudore per vederci uniti qui oggi, a celebrare la nostra Repubblica.
Ecco dunque che torno lì da dove ho iniziato.
Oggi è diverso. Ma non in tutto.
Se oggi siamo qui lo siamo per ribadire che noi ci siamo e ci saremo sempre al servizio delle comunità che rappresentiamo. Lo siamo in tempi normali e lo siamo in tempi di emergenza.
Ora come in futuro.
Nostro principale compito è quello di trasmettere quei valori che sono i pilastri del nostro Paese, con l’esempio, con l’istruzione, con la cultura.
Per questo motivo, tra i tanti temi che avrei potuto o voluto toccare in questa occasione, c’è un appello che mi preme particolarmente. Ovvero quello dell’importanza della scuola come Istituzione cardine della nostra democrazia, oggi più che mai.
Io non so dire se in questi mesi se ne sia parlato a sufficienza.
So però, per certo, che la scuola – e con essa i nostri ragazzi e gli insegnanti che provvedono alla loro formazione – hanno subìto un colpo durissimo a causa dell’emergenza coronavirus.
Quando un alunno perde l’occasione di apprendere di migliorarsi, con lui lo sta perdendo tutta la comunità. Li c’è il nostro futuro e lì ci sono le nostre speranze. Dai nostri giovani, dalla loro formazione, passa tutto ciò che saremo domani.
Per questo motivo le contingenze dell’oggi non devono mai avere il potere di annebbiare le necessità del domani.
Il mio appello, a tutte le Istituzioni e a tutti i cittadini, è che ci sia il massimo impegno da parte di tutte e tutti per preservare e investire sulla scuola, come pilastro della nostra Repubblica.
Il diritto all’Istruzione è alla base di tutto ciò che celebriamo qui oggi. Grazie e buona Festa della Repubblica a tutte e a tutti.
Chiara Appendino, Sindaca di Torino