Lo smart working migliora la qualità del lavoro e della performance, crea soddisfazione, benessere e favorisce la conciliazione tra esigenze del lavoro e della famiglia; favorisce l’autonomia lavorativa ma richiede strumentazioni di lavoro più efficaci degli attuali. È quanto emerge dalla ricerca realizzata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino sui 400 “smartworker” dipendenti del Comune di Torino che hanno aderito alla proposta della Divisione Personale di svolgere il proprio lavoro da casa per un certo numero di giornate al mese. Ieri, 22 maggio, i dati della ricerca “Smart working… da queste parti” sono stati presentati a un pubblico di dirigenti e po di diversi Servizi nel corso di un incontro in sala Bobbio.
L’affermazione dello smart working come pratica lavorativa e modalità di esecuzione del rapporto di lavoro ha avuto inizio nel febbraio del 2018. Ma già a partire dal 2017, dopo l’approvazione della legge 81, la nostra Amministrazione ha aderito a Pon Governance, progetto “Lavoro agile per il futuro della Pa”, iniziativa promossa dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri che coinvolge a livello nazionale 62 pubbliche amministrazioni e dove la Città di Torino, con la Città Metropolitana e 12 altri Comuni è inserita tra le “P.A. esperte”. Nel febbraio 2018 la proposta di uno smart working “generalizzato” è stata rivolta a tutti i dipendenti a tempo indeterminato.
I primi 400 che hanno presentato istanza sono stati poi contattati dai ricercatori dell’Università per una prima fase di ricerca sulle aspettative verso lo smart working, tra marzo e giugno, con 344 risposte. Nella seconda fase, tra ottobre e novembre scorsi, sono state coinvolte le stesse persone più i loro responsabili, con l’obiettivo di raccogliere atteggiamenti e opinioni e identificare possibili sviluppi e miglioramenti di questa modalità di lavoro. A un campione di 140 di loro (tra cui 26 responsabili) è stata anche somministrata un’intervista semistrutturata.
I risultati sono confortanti. Per l’80% si tratta di un’opportunità da cogliere e la diversa strutturazione del lavoro evidenziata dal 73% necessita di risorse tecnologiche aggiuntive (per il 33%). Per il 57% le relazioni in sé non cambiano, ma il 51% indica un cambio di qualità. Il 69% evidenzia i vantaggi per la conciliazione tra vita e lavoro, in quanto favorisce una migliore gestione del tempo (evidenziato dal 46%) e la quasi totalità degli intervistati (94%) lo ritiene utile. Soltanto due smartworker non si ritengono soddisfatti dell’esperienza.
Tra gli aspetti positivi indicati dagli intervistati, l’efficacia e l’efficienza del lavoro, la flessibilità, l’autonomia; tra quelli da migliorare, la possibilità di aumentare il numero di giorni, il controllo, l’accessibilità e la rigidità del sistema vigente.
L’autonomia del lavoro è un tema costante, intesa come capacità di prendersi carico di un compito e di portarlo a termine senza chiedere costantemente un supporto, così come quello del controllo, che va meditato in funzione dei contesti, delle responsabilità, delle competenze manageriali delle persone.
Oggi il numero dei lavoratori coinvolti è salito a 440, di cui 335 sono donne; la categoria più coinvolta è la D (206 dipendenti), ma ci sono anche 53 po e 6 dirigenti. Lavorano da casa tre giorni al mese 301 persone, le restanti lo fanno due o un solo giorno al mese. La divisione Servizi sociali è quella più presente, con 116 dipendenti, seguita dalla divisione Servizi culturali (66).
Nella settimana tra il 3 e il 6 giugno si terranno alcuni incontri formativi per funzionari in p.o. e dirigenti svolti nell’ambito del progetto “Lavoro agile per il futuro della Pa”, allo scopo di migliorare e sviluppare questa possibilità.
La registrazione dell’incontro del 22 maggio è disponibile alla pagina del Servizio Formazione Dipendenti https://formato.comune.torino.it/
Mauro Marras