di Luisa Cicero
Si inaugurerà il 14 luglio, al Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto (via Po, 55) la mostra Mazzonis e gli altri. Le opere del Maestro e i tesori della sua collezione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ottavio Mazzonis, a cura di Laura Facchin.
Per la prima volta, e fino al 30 agosto, si potranno ammirare insieme sia le opere del Maestro sia un corpus selezionato di lavori d’arte provenienti dalla sua personale collezione. Un confronto e dialogo fra dipinti e sculture dal Barocco al Rococò europeo con incursioni nella produzione piemontese degli ultimi decenni dell’Ottocento.
Ottavio Mazzonis, ultimo esponente di una cultura figurativa attenta ai messaggi simbolici, è stato uno degli artisti più importanti del Novecento piemontese. Sviluppò sin dall’infanzia una propensione alla pratica artistica, che diverrà presto la sua attività principale. Ma ebbe anche un profondo interesse per la storia dell’arte, che lo porterà a collezionare opere acquistate sul mercato antiquario. Nella sua raccolta personale ritroviamo sculture di artisti attivi nella Versailles di Luigi XV e di Luigi XVI, come Jean Jacques Caffieri e Jean-Antoine Houdon, affiancati ai lavori di Gaetano Cellini, attivo sulla scena torinese nel primo Novecento. Opere di protagonisti italiani del Settecento, come Giovanni Battista Pittoni, o di maestri del pieno Seicento quali Mathias Stomer e Luca Giordano, sono affiancati a un interessante nucleo di tele del pittore Giacomo Francesco Cipper detto Todeschini, riscoperto dalla critica a partire dalla metà del Novecento. Il pubblico troverà in mostra dipinti e sculture allestiti secondo un percorso tematico e parzialmente cronologico. Quattro le sezioni principali nelle quali le opere autografe del Maestro sono messe a diretto ed evocativo confronto con gli esemplari della sua raccolta d’arte. Nella prima, dedicata alla formazione di Mazzonis, sono presenti esemplari dalla quadreria di famiglia. La seconda propone una serie di dipinti che mostrano la passione per grandi maestri del Seicento e Settecento italiano, da Luca Giordano ad Andrea Pozzo. La terza è composta da un maggior numero di opere e riflette la passione, dominante in tutto il percorso biografico dell’artista, per le diverse declinazioni della pittura veneziana del XVIII secolo, da Tiepolo al vedutismo. L’ultima sezione ospita i lavori di artisti attivi in ambiente torinese a cavallo dei due secoli. In contemporanea con la mostra saranno esposte, nella Galleria del Museo, cinque sculture luminose realizzate da Armando Vocaturi, raffiguranti cinque alberi da frutto (ciliegio, mandarino, nespolo, susino, pero) e un agrifoglio: un doveroso omaggio per un artista / artigiano – come si ama definire – di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni di attività.