di Raffaela Gentile
È un lungo viaggio quello che affrontarono i semi del cacao: partirono da Paesi compresi tra i paralleli 18°N e 15°S dell’equatore per approdare, grazie a Emanuele Filiberto, alla corte torinese. “I paesaggi del cacao dal Rio delle Amazzoni al Po. Un fiume di cioccolato”, il talk show organizzato dalla Città, che è presente a Expo all’interno del Cluster del Cioccolato, in programma domani, martedì 21 luglio alle 18 (Cluster del Cioccolato – Arena), accompagnerà il pubblico in quel viaggio a metà tra la geografia, la storia, l’arte ed il know-how imprenditoriale.
Dopo il saluto dell’Assessore Maurizio Braccialarghe, il talk show metterà a confronto esperienze e visioni di più relatori. Moderati dalla giornalista esperta di mode e costumi, Barbara Ronchi della Rocca, interverranno: Alessandra Aires – AIAPP, Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, Piemonte Valle d’Aosta; Guido Gobino – Maestro Cioccolatiere; Enrica Pagella – Direttrice Palazzo Madama. I relatori illustreranno come la storia del cacao abbia influenzato tradizioni, moda e società, trasformato paesaggi, territori urbani e spazi architettonici torinesi.
“Tradizione, storia e innovazione – sottolinea, Maurizio Braccialarghe, Assessore alla Cultura, Turismo e promozione della Città – è un mix vincente che fa di Torino una città dove il passato, rappresentato dalle antiche caffetterie e pasticcerie, si sposa con i tanti maestri cioccolatieri che, innovando, valorizzano e ridisegnano un territorio così ricco di luoghi storici che, proprio per questo, è di grande attratività turistica”.
Quando nel XVII secolo a Torino si diffuse la moda del cioccolato, nacquero le botteghe del cioccolato e i primi caffè che si diffusero nel ‘700 (tanto che oggi Torino vanta il maggior numero di caffè storici in Italia). Lungo le rive dei fiumi torinesi, sorsero importanti fabbriche del cioccolato: Leone, Baratti & Milano, Venchi Unica, Talmone, Peyrano e Streglio, che modificarono l’architettura di quartieri interi. Ad esempio, l’importanza dell’acqua per la produzione del Cibo degli Dei fa sì che Torino, che sta alla confluenza di quattro fiumi, Po, Dora, Stura e Sangone e di un gran numero di canali, diventi già a quei tempi un importante distretto del cioccolato. Nel 1819 Giovanni Martino Bianchini inventa la macchina “pel trittolamento del cacao” – che verrà acquistata nel 1832 da Paolo Caffarel – in una ex conceria del Borgo San Donato innescando così uno sviluppo industriale di quell’area tutto dedito al cacao. Michele Talmone e Prochet, Gay e Compagnia lavorano li accanto, lungo il Canale della Ceronda che alimenta anche un altro quartiere del cioccolato, Vanchiglia. In quello storico quartiere e precisamente in viaArtisti 36, Agostino Moriondo e Francesco Gariglio costruiscono un nuovo stabilimento dalle dimensioni maggiori rispetto a quello di piazza San Carlo. L’azienda cioccolatiera torinese, che arriverà a produrre 300.000 kg all’anno di cioccolata, fu la prima industria ad esportare in tutto il mondo le sue delizie al cacao.
Il cioccolato traccerà anche una evoluzione del gusto architettonico: dal 1820 le semplici botteghe verranno arricchite con decorazioni, ori e stucchi, boiserie e specchi, volte decorate e dipinte per le caffetterie e elaborate “devanture” (1850) per le vetrine delle confetterie, con banchi in legno e marmo, vetrinette e elaborati banconi per la cassa, ancora oggi aperti al pubblico e splendidamente conservati.
Oltre alla nascita di locali dedicati alla degustazione della bevanda, si svilupparono anche imprese per la produzione e l’importazione di oggettistica per la tavola: dalla creazione delle tazze da cioccolata, alle collezioni di porcellane pregiate realizzate ad hoc, ai complementi d’arredo, quali i tavolini poggia tazza e le vetrine per esporre le porcellane.
Fuori città, la moltiplicazione dei noccioleti, l’ingrediente primario del cioccolato piemontese, la passione per il cioccolato delineò nuovi profili paesaggistici nelle Langhe e nel Roero.
Tornando al presente, gli artigiani cioccolatieri, eredi di questa grande tradizione, hanno trasformato in arte contemporanea le rielaborazioni di antiche ricette, innovando con l’aiuto della ricerca scientifica e tecnologica e investendo in un design sempre più avanzato, in un percorso continuo che garantisce l’eccellenza di questi prodotti molto apprezzati dal pubblico anche a livello internazionale.