di Mauro Marras
A distanza di oltre settant’anni, ci sono aspetti dell’Olocausto che stentano ancora a farsi raccontare. Si parla ormai di Olocausti, al plurale, per esprimere la forte complessità del genocidio (o dei genocidi) perpetrato dal nazifascismo.Che insieme ai sei milioni di ebrei ha deportato e mandato nelle camere a gas tutte le “storture” che offuscavano l’immagine di purezza della presunta razza ariana: rom, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici, …
La mostra “C’è un posto sulla terra che è una landa desolata” esprime per immagini e testi questa complessità insondata e riporta all’attenzione le storie di chi ha subito due volte: l’annientamento fisico e morale del lager e la dimenticanza, l’indifferenza che ha derubricato alla voce “altre vittime” la marea di persone con triangoli di diverso colore appuntati sul braccio: rosa per gli omosessuali, nero per i rom e gli “asociali”, viola per i testimoni di Geova.
La mostra è esposta alla Casa del Quartiere di San Salvario, nell’ambito delle iniziative per la “Giornata della Memoria” e il 18 gennaio alle ore 18 verrà inaugurata alla presenza dell’assessore alle Pari Opportunità Marco Giusta.
Le fotografie di Cosimo Cardea mostrano uno dei luoghi più emblematici dell’Olocausto, il lager di Auschwitz-Birkenau e sono accompagnati da testi che salvano dall’oblio fatti, memorie, sofferenze dimenticate.
Gli storici stanno riportando alla luce una parte di queste storie; la mostra, organizzata dal servizio Lgbt del Comune di Torino, fa affiorare alcuni racconti offrendo la dignità della Storia a persone la cui “diversità” era d’intralcio non soltanto alla follia nazista e che soltanto ora trovano una voce per tornare a parlare.
La mostra sarà aperta ogni giorno dalle ore 9 alle ore 24. Ha collaborato il coordinamento TorinoPride.