di Gino Strippoli
La Commissione europea ha adottato il 2 dicembre scorso un nuovo pacchetto di misure incentivanti per la transizione dell’Europa verso un’economia circolare che dovrebbe in sostanza rafforzare la competitività a livello mondiale, stimolando la crescita economica sostenibile e la creazione di nuovi posti di lavoro. L’argomento è stato oggetto di discussione nel convegno svoltosi questa mattina all’Open Incet di Torino con il titolo Torino e l’economia circolare alla presenza di Enzo Lavolta, assessore all’Innovazione e all’Ambiente, con la partecipazione della Banca Intesa Sanpaolo, della Città di Parigi e del governo olandese.
Le proposte della Commissione europea riguardano l’intero ciclo di vita: dalla produzione e il consumo di beni fino alla gestione dei rifiuti e al mercato per le materie prime secondarie. In particolare , con il Circular Economy Package la transizione sarà finanziata da 650 milioni di euro provenienti da Horizon 2020, il programma di finanziamento dell’UE per la ricerca e l’innovazione.
“Il Comune di Torino – ha detto Lavolta – coerentemente con gli indirizzi comunitari e nazionali, intende dare un forte impulso alla diffusione e alla promozione della Economia Circolare, come strumento di sviluppo sostenibile del proprio territorio”.
In questo senso si inserisce la diffusione da parte della Città di Torino, con il supporto della Fondazione Torino Smart City, della consultazione pubblica indetta dalla competente commissione del Senato della Repubblica sulla economia circolare, consultazione incentrata in particolare sul tema rifiuti. Le nuove proposte legislative definiscono obiettivi chiari in materia di riduzione dei rifiuti e stabiliscono un percorso a lungo termine per la loro gestione e riciclaggio. “Penso – ha detto Lavolta – alle grandi aziende di caffè come Lavazza e Vergnano che hanno sede nel nostro territorio e che sono all’avanguardia nella produzione delle capsule compostabili; ma anche a tutte quelle attività come la Cooperativa Triciclo con cui si recuperano e riusano beni come libri, mobili, vestiti, giocattoli, stoviglie e elettrodomestici, allungando di fatto il ciclo di vita dei prodotti”.
Ma quale ruolo può avere il settore pubblico nell’economia circolare? L’Amministrazione di Torino per parte propria ha attivato, all’interno del Patto dei Sindaci, una serie di azioni volontarie rispettose dell’ambiente, con particolare riguardo alle emissioni di CO2. Solo per il patrimonio immobiliare la Città, grazie agli interventi realizzati, si è assistito ad una riduzione di oltre 2000 tonnellate all’anno di CO2 e la previsione al 2020 e di arrivare ad una riduzione all’anno di quasi 38 mila tonnellate di CO2 in meno.
“Oggi – ha concluso Lavolta – il 90% del fatturato dell’industria europea è invece basato sul cosiddetto modello di economia lineare: prendi, produci, usa e getta. Un modello difficile da praticare, tanto più se pensiamo che nel vecchio continente dal 1980 l’estrazione e il consumo di risorse naturali è quasi raddoppiato passando da 12 miliardi di tonnellate agli attuali 22 miliardi di tonnellate. Le cose non vanno meglio a livello mondiale: dai 30 miliardi di tonnellate del 1980 si è saliti ai 68 miliardi del 2008. Secondo stime della Commissione europea in un modello di economia circolare il risparmio di materie prime per l’industria europea nel 2025 potrebbe essere almeno del 14% a parità di produzione, una percentuale equivalente a circa 400 miliardi di euro, mentre per l’Italia i benefici possono essere misurati in 12 miliardi di euro. Solo diffondendo nelle scuole e tra i cittadini questi principi potremmo poi avere una economia circolare”.