di Mauro Gentile
Da piccole cose, come acquistare un’automobile o comprare i mobili di casa, a mega progetti che prevedono la commercializzazione di beni o il completamento di grandi opere infrastrutturali. Progetti che gli strumenti della finanza islamica possono contribuire a realizzare concretamente perché capaci di attirare l’interesse di investitori o favorire l’accesso al credito di chi, per fede e cultura, si rapporta al mondo della finanza senza violare le regole della Sharia.
Un progetto che per essere finanziato ricorre ai sukuk, i bond islamici, può incontrare l’interesse di investitori dei Paesi islamici, soprattutto se è un buon progetto. Sì, perché nella finanza islamica l’investimento non può essere fonte di guadagno finanziario, ma deve produrre un utile di cui beneficia il singolo e la sua comunità.
Dal punto di vista dell”accesso al credito, la finanza islamica è sicuramente mezzo di inclusione sociale. Tema quest’ultimo, come ha ricordato l’assessore Marco Giusta nel corso della sessione dedicata al tema gestire la diversità, che Torino sta affrontando da almeno un paio di decenni, attraverso un paziente lavoro per è con le persone di fede islamica. Torino – ha spiegato Giusta – aiuta i fedeli a rispettare i dettami religiosi offrendo cibo halal in scuole e ospedali, mettendo a disposizione spazi per la preghiera e supportando l’organizzazione delle festività più importanti della religione islamica. Inclusione sociale e non solo. L’assessora al Welfare, Sonia Schellino, intervenendo durante l’ultima sessione della mattinata ha parlato multiculturalità e contaminazioni positive. Occorre pendere il meglio di ogni cultura – detto Schellino – per creare una società più equa.