di Piera Villata
Oggi pomeriggio si è svolta a Palazzo Civico l‘ Assemblea Regionale di ANCI Piemonte Giovani.
Un incontro per discutere coi giovani amministratori delle problematiche giornaliere, delle grandi opportunità del nostro territorio e delle potenzialità di crescita dell’ Associazione.
Il presidente Anci , Piero Fassino, all’apertura dei lavori ha sottolineato l’importanza del ruolo dei giovani amministratori comunali all’interno delle amministrazioni comunali.
“Anci Giovani – ha detto Fassino – ha un ruolo fondamentale perché le tante riforme che ci troviamo ad affrontare devono camminare su gambe formate, innovative e competenti che sono proprie di una classe dirigente fatta di giovani. Siete fondamentali per permettere alle amministrazioni comunali di avere una visione in sintonia con le dinamiche e le tendenze dei tempi moderni in cui ci troviamo ad operare”.
Venendo ai temi di interesse generale per tutti gli amministratori dei Comuni italiani, Fassino ha ricordato che questi “sono anni che spesso ci rappresentano in modo caricaturale, enfatizzando isolati episodi di inefficienza in realtà locali per offuscare il fatto che più di 100mila amministratori opera ogni giorno con passione e trasparenza”.
“I Comuni – ha detto poi il presidente Anci – vivono ormai da anni in una tenaglia che li stringe tra aspettative, sempre più crescenti, e la riduzione delle risorse e degli strumenti a disposizione per potervi rispondere”. “Non c’è problema – ha continuato – che non investa le responsabilità di un’amministrazione comunale. Siamo i naturali destinatari di ogni aspettativa e ansia: da una crisi aziendale ai problemi di chi ha in casa anziani non autosufficienti, da chi ha problemi con asili e scuole a chi pretende a buon diritto una migliore qualità della vita e dell’ambiente”.
Per Fassino però “la centralità fondamentale dei Comuni non è così scontata nel Paese e non c’è un pieno riconoscimento di ruolo nell’opinione pubblica. Abbiamo quindi bisogno di riconquistare questa. Le politiche di questi anni hanno contratto la nostra possibilità di investimento. Siamo stati caricati di un onere e un peso maggiori rispetto ad altri livelli istituzionali. Dal 2010 al 2015 – ha ricordato Fassino – ai Comuni è stato chiesto per il risanamento dello Stato qualcosa come 17 miliardi di euro. Poi, fatta cento la spesa nazionale, quella dei Comuni è solo del 7,6% e sul debito incidiamo per il 2,5%. E’ evidente che il problema non siamo noi”.
“Chiediamo quindi che si dia una definitiva autonomia ai Comuni e non si tratta di una richiesta corporativa ma un qualcosa di inevitabile perché i problemi dei cittadini li governa meglio chi è a loro più vicino”. “Sia chiaro, non chiediamo di spendere senza controllo o una facile finanza ma contribuire a risanare il Paese esercitando a pieno la nostra funzione”.
E ancora autonomia fiscale, ugualmente “compressa e ridotta”, “autonomia ordinamentale, coerente con indirizzi, obiettivi e macroscelte ma basata sull’autonomia gestionale e flessibilità nelle scelte a seconda delle diversità dei territori e delle aspettative”.