Resilienza, ossia la capacità di un sistema di assorbire le perturbazioni, riorganizzarsi e continuare a funzionare più o meno come prima. Attorno a questa parola chiave ruota il Rapporto sulla Competitività delle Aree Urbane italiane giunto alla sua quinta edizione. Lo studio, condotto da Sinloc (Sistema Iniziative Locali Spa), in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, SiTI (Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione), ente strumentale della Compagnia di San Paolo, Fondazione ISMU e promosso da undici fondazioni di origine bancaria e due istituzioni territoriali, ha la finalità di sostenere lo sviluppo locale e le scelte di pianificazione degli investimenti e delle principali istituzioni locali.
Nell’introdurre lo studio il presidente della Compagnia di San Paolo Luca Remmert ha commentato: “Si tratta di un lavoro di ricerca che molte fondazioni di origine bancaria, tra le quali anche la Compagnia di San Paolo, hanno appoggiato negli anni perché rappresenta uno strumento utile non soltanto per la lettura della situazione generale, ma per la base dati di dettaglio estremamente ricca. Il Rapporto costituisce un utile strumento per le realtà istituzionali, pubbliche e private, che hanno la responsabilità delle scelte strategiche per il futuro e che oggi sono spesso chiamate a prendere decisioni legate alle difficili situazioni contingenti. I dati del Rapporto chiedono invece una riflessione di lungo termine che, tra l’altro, è proprio nelle corde di fondazioni come la nostra“.
L’Italia risulta indebolita dal prolungato periodo di crisi con, se possibile, un’ulteriore accentuazione delle tradizionali differenze tra le macroaree settentrionali e meridionali del Paese. Per contro si evince dal Rapporto che la complessiva tenuta dei territori di media dimensione con una popolazione totale non superiore agli 800.000 abitanti e localizzati in gran parte nell’Italia nord-orientale sembrano i più resilienti alle difficoltà indotte dalla crisi economica.
Una serie di circoli viziosi che, auto-alimentandosi appaiono difficili da interrompere, toccano sia la dimensione demografica, sia la dimensione socio-economica. Infatti, lo scenario poco roseo del Paese descritto nello studio, evidenzia cause che vanno dal processo di invecchiamento della popolazione, rafforzato da flussi migratori in calo, a un processo di denatalità che ha raggiunto punte di minimo mai registrate in precedenza. Inoltre, la spirale negativa indotta dalla crisi economica, si ripercuote sul mercato del lavoro – spesso colpendo in modo prolungato le fasce più giovani della popolazione – con un calo dei redditi e un’inevitabile caduta della domanda interna.
Eppure, è solo nelle grandi città come Torino, che si può pensare di ripartire per un futuro più creativo e dinamico. La sfida di una nuova modernità passa dal modo in cui le città sapranno far interagire positivamente sapere e tecnologia, patrimonio culturale, imprenditorialità, solidarietà.
“La crisi degli ultimi anni – ha dichiarato Antonio Rigon, amministratore delegato Sinloc – ha reso evidenti le fragilità del Paese. Non esistono soluzioni vincenti e il Rapporto sottolinea proprio come le aree urbane e i territori italiani siano sistemi complessi che necessitano di un mix equilibrato di risorse finanziarie, capitale umano, amministrazioni pubbliche efficienti e capacità di attivazione dei differenti stakeholder del territorio”.