di Elena Cebrelli e Berisha Denalda in collaborazione con la redazione di Torino Click
“Perché voi jazzisti fate tutte queste note? Fate solo le note necessarie!”. Questo è il suggerimento che il grandissimo musicista brasiliano Joao Gilberto diede a New York parecchi anni fa all’altrettanto grande trombettista italiano Enrico Rava, il quale accolse senz’altro questa idea facendola propria.
In queste due parole è racchiusa infatti la summa della poetica musicale del grande artista italiano, noto a livello internazionale, grazie alla lunga carriera vissuta anche oltreoceano in Argentina e negli Stati Uniti, e questo è anche il titolo del film a lui dedicato della regista torinese Monica Affatato.
Il Torino Jazz Festival, giunto al quinto giorno di questa felicissima quarta edizione, non poteva esimersi dall’offrire al film la prestigiosa vetrina di una presentazione in anteprima questa mattina al Cinema Massimo. Il direttore Artistico del TJF Stefano Zenni ha presentato l’opera – giunta quasi al termine dopo una lunga lavorazione e un approfondito lavoro di ricerca – alla folta platea di nostalgici della scena jazz torinese e di giovani appassionati, alla presenza sia della regista Monica Affatato sia del carismatico Enrico Rava.
La proiezione dei primi 14 minuti del film – un assaggio di quello che verrà presentato ai festival a partire da settembre – è stata preceduta da alcune interessanti domande rivolte alla regista dallo stesso Zenni.
Fra gli altri aneddoti, la regista ha raccontato alla platea come è nata l’idea del film: “Poco dopo aver finito il montaggio della mia precedente opera ho avuto la fortuna di conoscere Enrico Rava e mi si è presentata l’occasione unica di poter raccontare la vita e soprattutto la carriera di questo straordinario musicista. È stata un’ottima occasione per raccontare con il linguaggio del cinema e con il flusso della macchina da presa la musica e la cosiddetta improvvisazione, che costituisce la cifra stilistica più conosciuta del jazz”.
La proiezione di questo assaggio cinematografico ha sicuramente messo l’acquolina in bocca agli spettatori su quella che sarà la pellicola finita: suggestive immagini notturne di Torino, del lungo Po ripreso dal fiume, e del vecchio Swing Club che ha costituito gli albori della scena jazz torinese, alternate a immagini di repertorio di Enrico Rava durante alcuni suoi meravigliosi assoli di tromba, a interviste al fratello Carlo sull’inizio della passione musicale di Enrico e al grande batterista Franco Mondini, peraltro presente in sala.
Infine, al termine della proiezione, cui è seguito il calorosissimo applauso del pubblico, Zenni ha intervistato Enrico Rava sulle sensazioni provate nell’essere il soggetto di una biografia scritta da altri.
“Non è la prima biografia che mi viene fatta, e spero di riuscire a vederla terminata! – scherza il trombettista – Monica e io ci conosciamo da circa 10 anni e l’unico dubbio che avrei potuto avere sulla riuscita di questo film è che tutta la mia importante e molto lunga storia precedente– ho vissuto in Argentina e a New York, credo di aver traslocato almeno 15 volte – non venisse adeguatamente capita e rappresentata.” Aggiunge Monica Affatato: “Chiaramente il film è frutto di un lavoro autoriale, quindi del racconto di una storia attraverso uno sguardo. Per fortuna però, dove sono mancate le immagini, è rimasta la musica a testimoniare a tutto tondo il percorso e la carriera di Enrico”.
Enrico Rava a questo punto ha fornito un’ottima spiegazione, chiarissima anche per i profani, su che cos’è e in che cosa consiste “l’improvvisazione jazzistica”: “L’improvvisazione è un falso, non esiste. Il jazz è un canovaccio con cui si dialoga con gli altri musicisti. Si hanno, come in una conversazione verbale, delle regole, un soggetto, un verbo, e quello che comunemente si immagina come improvvisazione è una sorta di dialogo, di rielaborazione, nella quale l’individualità di ogni musicista è fondamentale. Anche nel free jazz si tratta sempre di alternanza di frammenti di memorie musicali condivise, assemblate sempre in ordine diverso.”
Enrico Rava conclude la presentazione raccontando l’inizio della sua carriera: “La mia generazione di jazzisti torinesi che ha iniziato la propria carriera allo storico e ormai scomparso Swing Club, è stata la prima a intraprendere un percorso artistico che consentisse di vivere della propria musica. Alcuni dei musicisti delle generazioni precedenti, del secondo dopoguerra, suonavano al di fuori dell’orario di lavoro, altri suonavano per lavoro facendo della musica la cosiddetta “prufessiùn”. Io invece ho cercato sempre di vivere la musica seguendo la mia vena artistica e ho avuto il privilegio riservato a pochi di riuscire a vivere economicamente facendo esattamente la musica che mi piaceva”.
Non resta quindi che aspettare settembre e augurarci che questo interessante film su una figura così importante e affascinante del jazz italiano riesca a trovare lo spazio che merita nei festival e nelle sale.