di Simone Tarditi, studente Dams, in collaborazione con la redazione di Torino Click
Nella suggestiva sede del Circolo dei Lettori, in via Bogino 9, è stato presentato il libro Storie di Jazz di Enrico Bettinello. Con l’autore è intervenuto Stefano Zenni, direttore artistico del Torino Jazz Festival.
Partendo dai suoi articoli scritti per la rivista mensile Blow Up, Bettinello ha messo insieme una serie di profili dei maggiori (e minori, anche se solo per modo di dire) musicisti jazz internazionali, senza la pretesa di scrivere una storia del jazz propriamente intesa. Non c’è un ordine cronologico nella successione, pagina dopo pagina, degli artisti presentati in Storie di Jazz, pertanto non deve disorientare il fatto di non trovare all’inizio del volume una figura come quella di Louis “Satchmo” Armstrong.
L’intento dell’autore è stato quello di seguire un personalissimo percorso nel jazz che invita il lettore a spostarsi da una parte all’altra del libro secondo i suoi interessi del momento, lasciandosi trasportare e travolgere da un complesso mosaico di avvenimenti e leggende. Storie di Jazz non vuole quindi essere una guida o un manuale, ma un viaggio storico-musicale che nella forma per frammenti trova la sua realizzazione più completa.
E. Bettinello percorre un proprio e sentimentale cammino che si snoda attraverso tutta la storia del jazz, ma allo stesso tempo, con quello che è solo in apparenza un paradosso, spinge il lettore a fare il suo di percorso, all’interno e all’esterno del libro. Storie di Jazz, oltre ad essere una piacevolissima lettura in grado di arricchire tanto chi ama il jazz quanto chi lo conosce poco o pochissimo, è un’utilissima fonte per scoprire o riscoprire artisti più o meno conosciuti.
Complessivamente nel libro sono presenti 54 ritratti di personalità del jazz più tre cosiddetti “pilastri”, evidenziati dal colore grigio, dedicati ad altrettanti musicisti, come Charles Mingus, a cui è particolarmente legato non solo l’autore, ma anche lo stesso Stefano Zenni, che poco più di un anno fa, il 21 aprile 2015, ha tenuto presso il Cinema Massimo un’illuminante conferenza sulla mancata colonna sonora del compositore americano per il film Todo Modo (Elio Petri, 1976).
Una figura come quella di Mingus, che rappresenta un ponte tra il jazz pre-bellico del secondo conflitto mondiale e quello che si sviluppa a partire dalla fine degli anni ’40 in avanti, è delineata maggiormente rispetto ad altre, ma nel libro di E. Bettinello trovano spazio anche artisti meno conosciuti come Roland Kirk, in perfetta sintesi tra talento e showmanship, oppure Mary Lou Williams, eccezionale pianista spesso all’ombra di coloro (ben più famosi) con cui suonava.
In Storie di Jazz, alcuni dei più grandi musicisti jazz non sono trattati nel dettaglio, ma spesso sono fugacemente citati nella forma di rimandi che aspettano solo di essere approfonditi su altri testi, nei dischi e, tema affrontato in più momenti durante la presentazione del libro, sul web. È banale a dirsi, ma l’epoca in cui stiamo vivendo ci fornisce infatti la possibilità, impensabile nei decenni precedenti, di utilizzare internet per scoprire e approfondire con maggiore facilità e rapidità un gigantesco patrimonio culturale. Rimanendo in questo campo, i cinefili e i melomani nell’arco degli ultimi dieci-venti anni, grazie all’Era Internet, hanno potuto recuperare film e musica in una maniera totalmente nuova.
Giusto per fare un esempio, il pubblico che ha sempre ascoltato e adorato il jazz di Charlie Parker, in anni recenti ha potuto sia trovare una serie di registrazioni audio di difficile reperimento sia scoprire quei pochi filmati che del musicista esistono (dalla celebre performance televisiva, assieme a Dizzy Gillespie, di Hot House al 16mm girato prima di un concerto a Göteborg nel 1950). Se quello di Charlie Parker è un caso limite su quanto si possa trovare sul web, si rimane attoniti dalla monumentale ricchezza di materiale audio-video di artisti come Miles Davis o Dave Brubeck, complice anche l’estensione della loro carriera in anni in cui era più semplice ed economico registrare o filmare un evento.
Quindi, il web oggi ci consente anche di addentrarci ancor più in profondità nel jazz e un libro come Storie di Jazz è il perfetto strumento per far luce e orientarsi in questo mondo musicale. Parafrasando il regista Robert Bresson, l’autore del libro ci ha ricordato di quanto la ricchezza di un appassionato di musica sia costituita dalla sua capacità di “spostarsi” da una composizione all’altra e dal “come” si ascolta: non è necessario essere dei puristi e feticisti del vinile per godersi John Coltrane, lo si può anche ascoltare online. L’importante è sempre ricavarne il giusto valore (musicale e non) per impreziosire le proprie esistenze.