di Mariella Continisio
Si è concluso con una grande partecipazione il convegno “Il fenomeno dell’ageing nei servizi educativi per la prima infanzia” promosso dai Servizi Educativi della Città, in collaborazione con l’Università di Torino e con l’ANCI, che si è svolto questo pomeriggio alla Cavallerizza Reale.
Nel corso del convegno sono stati presentati i risultati del percorso di ricerca e di sperimentazione avviato nel 2015 e terminato all’inizio del 2017 dalla Città, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. L’indagine ha monitorato la stato di salute psicofisico di 400 tra educatrici ed educatori di 27 nidi comunali: in 150 hanno testato interventi di fisioterapia, logopedia per migliorare le posture e l’utilizzo della voce nel loro lavoro quotidiano. La sperimentazione ha riguardato anche gli arredi e gli spazi che sono stati ridisegnati: tra gli interventi presentati l’utilizzo di saccotti,su cui gli insegnanti possono sedersi per accompagnare la nanna dei bimbi oltre all’introduzione di sgabelli e tavoli più confortevoli.
Dal monitoraggio è emerso come oltre il 53% delle educatrici ha un’età compresa tra 55 ai 65 anni, mentre gli educatori sono più giovani: il 30% ha un’età compresa tra i 36 ai 45 anni e il 32% dai 55 ai 65 anni. Anche tra gli assistenti educativi la percentuale di invecchiamento è alta: il 63% hanno un’età compresa tra i 55 e i 65 anni.
Si tratta dell’esito di un percorso che i Servizi educativi hanno intrapreso anni fa con l’obiettivo di riflettere su come migliorare il contesto lavorativo e favorire il benessere del personale.
“Il Convegno di oggi – ha sottolineato Federica Patti, assessora all’Istruzione della Città nel suo intervento di apertura – è un momento importante che apre una riflessione ormai urgente sul tema dell’invecchiamento nei servizi per l’infanzia. La ricerca e la sperimentazione svolte a Torino vogliono essere un primo passo di un dibattito più ampio e articolato che vede nei servizi educativi una duplice criticità data dall’invecchiamento: l’affaticamento fisico e psicologico delle educatrici ma anche una ricaduta importante sulla qualità delle attività e della relazione educativa”.
Cristina Gianchi, vicesindaca comune di Firenze e presedente della Commissione istruzione, politiche educative e edilizia scolastica dell’Anci ha presentato i dati di una ricerca, parallela a quella torinese e ancora in corso, che ha coinvolto le amministrazioni dei comuni con popolazione superiore ai 100mila abitanti. In 15 città italiane tra cui Bologna, Milano, Palermo, è emerso che gli educatori dei nidi sono mediamente più giovani degli insegnanti delle scuole d’infanzia, tuttavia in entrambi i casi oltre il 50% dei dipendenti è nella fascia compresa tra i 46 e i 65anni. Gli assistenti (nidi e scuole infanzia) sono una categoria che è più avanti con l’età: l’80% di loro supera i 45 anni.
Negli ultimi tre anni il personale risultato inidoneo o con limitazioni raggiunge le 270 unità tra gli educatori dei nidi, 154 tra gli insegnanti delle scuole d’infanzia e 195 tra gli assistenti (nidi e materne). La patologia più invalidante è quella muscolo-scheletrica, nel 60% dei casi.
“Disporre di un personale docente di età avanzata comporta ripercussioni nella prestazione del servizio – ha spiegato Mauro Barisone, vice presidente vicario di ANCI Piemonte – : scemano le energie messe in campo, fondamentali per le attività didattiche che spesso comportano un vero e proprio lavoro fisico, aumenta la distanza anagrafica tra docenti e alunni e diminuisce la comunicazione rispetto a gap anagrafici ridotti. Per affrontare il problema è necessario analizzarlo – ha proseguito Barisone – e per questo ANCI, in rappresentanza dei Comuni italiani, ha promosso un’indagine sulla salute del personale educativo. La presa di coscienza e la piena consapevolezza del problema sono fattori imprescindibili nel sostegno del sistema educativo nel suo complesso, e soprattutto per garantire l’adeguatezza del corpo docente. Gli ultimi Governi, in realtà, hanno già mostrato segnali di attenzione al settore, si pensi al Bonus Cultura, segnali tuttavia che vanno necessariamente rafforzati, soprattutto in chiave di riqualificazione e di specializzazione. Soltanto muovendosi in tale direzione – ha concluso il vice presidente vicario di ANCI Piemonte – possono porsi le basi per un sistema scolastico ottimale e in continuo aggiornamento”.
Altri interventi susseguitisi nel corso della giornata hanno affrontato tematiche diverse legale alla specifica attività del personale dei nidi d’infanzia. In conclusione si è parlato anche del legame tra l’invecchiamento, la percezione del dolore e i disturbi muscolo scheletrici e le relazioni tra stress e benessere e relazione educatore-bambino.