di Gianni Ferrero
Oggi l’Ateneo ha conferito la laurea honoris causa in comunicazione e culture dei media al professor Umberto Eco ‘per aver grandemente arricchito la cultura italiana e internazionale nei campi della filosofia, dell’analisi della società contemporanea e della letteratura, per aver rinnovato profondamente lo studio della comunicazione e la teoria semiotica, per la sintesi originale di teoria, intervento culturale e scrittura letteraria che caratterizza la sua vastissima produzione’. Si tratta della quarantunesima laurea per l’insigne professore che proprio all’Università subalpina si laureò alla metà degli anni Cinquanta.
Dopo il saluto del rettore Gianmaria Ajani e la presentazione del direttore del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione Massimo Ferrari si sono tenute la laudatio da parte di Ugo Volli e la lectio magistralis dello stesso professore emerito all’Università di Bologna Umberto Eco.
Nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932, Eco si è laureato in filosofia con Luigi Pareyson e una tesi sull’estetica di San Tommaso d’Aquino (controrelatore Augusto Guzzo). Saggista, scrittore, filosofo e linguista, autorevole studioso di semiotica è brillante autore di numerosi saggi e romanzi di successo. Antesignano di una generazione di studiosi che è intervenuta attivamente nel sistema dei media. Ed è notissimo in tutto il mondo: “E’ il più importante intellettuale italiano oggi attivo – ha sottolineato Ugo Volli, presidente del corso di studi magistrale in comunicazione e culture dei media – ed è il fondatore degli studi sulle comunicazioni di massa nel nostro Paese e lo studioso più significativo di quella scienza semiotica che è, fra l’altro una delle metodologie più largamente e fruttuosamente applicate nello studio della comunicazione”.
Eco, giovane laureato, iniziò a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo d’indagine mai più abbandonato, anche se successivamente si è dedicato allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all’indagine critica sullo sperimentalismo letterario e artistico. E’ del 1956 il suo primo libro, un’estensione della tesi di laurea sul problema estetico in San Tommaso. Nel 1954 vinse un concorso della Rai per l’assunzione di telecronisti e nuovi funzionari. Con Eco entrarono nell’ente radiotelevisivo anche Furio Colombo e Gianni Vattimo. Ma tutti e tre abbandonarono la Rai alla fine degli anni Cinquanta. Da quell’esperienza, Eco ha tratto spunto per molti scritti, tra cui il celebre articolo del 1961 Fenomenologia di Mike Bongiorno. Fino al 1975 è stato professore di semiotica all’Università di Bologna ed è presidente dal 2000 della Scuola superiore di studi umanistici della stessa università felsinea. Ha ricevuto numerose onorificenze, tra cui quella di Cavaliere di Gran Croce, ordine al merito della Repubblica italiana (1996). Dal 1959 al 1975 è stato condirettore editoriale della casa editrice Bompiani. Nel 1962 ha pubblicato il saggio Opera aperta che ebbe notevole risonanza a livello internazionale e diede le basi teoriche al Gruppo 63. Nel 1988 ha fondato il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino. Dal 2008 è professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna.
Pomeriggio di festa dunque per l’università torinese che ha riaccolto nell’aula magna del Rettorato, alla Cavallerizza, i rappresentanti del Senato accademico per rendere omaggio alla sua opera critica alla comunicazione, studiando nei dettagli i contenuti della comunicazione, verificandone gli effettivi cognitivi, persuasivi e retorici: “Un’azione fondativa la sua rispetto all’analisi contemporanea delle comunicazioni di massa, anche perché si contrappose negli anni Sessanta all’apologia indiscriminata del marketing dei media, ma soprattutto al catastrofismo comune sia alle analisi di Adorno, Horkheimer, Marcuse sia a quelle di Evola, Guenon, Heiddeger”.