di Gabriele Zola, DAMS Università di Torino
Un sabato pomeriggio extra-ordinario si è svolto alla GAM durante il terzo giorno del Torino Jazz Festival.
Nei sotterranei della Galleria è andata in scena “Regards”, una composizione del maestro Sylvano Bussotti, che era presente in sala. Batteria, sax, contrabbasso, trombone e pianoforte hanno trascinato l’auditorio in quell’angolo d’autorialità che permette al jazz di entrare di diritto nel regno della musica colta.
Una particolare coreografia da parte dei musicisti ha accompagnato l’esecuzione sia come posizione dei musicisti nei confronti del pubblico (erano disposti a cerchio e davano le spalle al pubblico) sia come gestualità, provocando suoni non solo grazie agli strumenti ma anche attraverso lo strappare pezzi di spartito assieme ad un uso molto sperimentale delle percussioni.
Ad introdurre il concerto è stata Flavia Barbaro (Responsabile dei servizi educativi della GAM) che ha proposto parallelismi tra arte figurativa (pittura e disegno) e jazz citando anche il caso dell’artista tedesco Otto Dix che, dopo l’esilio volontario sul lago di Costanza dopo l’ascesa del nazismo in Germania, fondò un piccolo complesso jazz.
“Il jazz è ritmo e significato” affermava Henri Matisse e oggi proprio alla Galleria d’Arte Moderna il pubblico ha potuto confermare il pensiero del pittore francese.