L’Aula Magna della Cavallerizza Reale ospita oggi e domani il convegno organizzato dall’Università degli Studi di Torino, intitolato “Creatività, sistema formativo e arte. L’innovazione secondo Francesco De Bartolomeis”. Non una commemorazione, ha ricordato questa mattina all’apertura, la dottoressa Barbara Bruschi, docente del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, ma una due giorni per rilanciare il pensiero del docente pioniere.
Era presente l’assessora ai Servizi Educativi della Città di Torino, Carlotta Salerno, che nel suo saluto ha ricordato la grande figura del pedagogista e le innumerevoli innovazioni che ha portato nel mondo della scuola, contribuendo attivamente al rinnovamento della pedagogia italiana e di tutto il sistema scolastico territoriale, mantenendo sempre saldi i principi senza rimanerne ingabbiato e, contemporaneamente, esplorando metodologie verso una nuova educazione grazie a studi approfonditi, con coraggio e apertura mentale, coniugando il metodo scolastico con l’elemento artistico, osando immaginare nella creatività.
Scomparso lo scorso giugno, all’età di 105 anni, De Bartolomeis, titolare della cattedra di pedagogia dell’università di Torino dal 1956 al 1988 è stato uno dei grandi pedagogisti italiani della seconda metà del Novecento. Il suo apporto complessivo alla scienza della formazione e all’educazione militante, lo ha dato anche attraverso numerosi scritti, libri e pubblicazioni che hanno anticipato e accompagnato molte riforme. Fra i suoi primi testi spicca “La pedagogia come scienza” (La Nuova Italia, 1953) in cui prese nettamente distanza dalla tradizione idealistica.
Fu lui, nel 1972, a realizzare una originale sperimentazione di laboratori a livello universitario con l’obiettivo di mettere a punto “strategie per avviare e sviluppare innovazioni nella scuola ordinaria”. Spostò i laboratori fuori dall’università per accentuare la distanza dalla pedagogia solo teorica. Il sistema dei laboratori non venne solo proposto come accompagnamento alle attività scolastiche tradizionali, ma puntò a diventare l’ossatura della scuola stessa. La proposta dei laboratori diventò lo scheletro del nascente tempo pieno a scuola, ma al contempo indicò nuove vie ai servizi educativi territoriali.
La sua notorietà iniziò quando Benedetto Croce sostenne la sua prima pubblicazione “ Esistenzialismo e idealismo”. In seguito venne avvicinato da Adriano Olivetti che aveva notato alcuni sui articoli pubblicati sulla rivista “Il Ponte” diretta da Piero Calamandrei e iniziò così a collaborare con la rivista “Comunità”. Il suo grande interesse per tutto il sistema formativo lo portò poi a ricoprire il ruolo di coordinatore e consulente della formazione nell’azienda di Ivrea.
La sua passione per l’arte nasce a Firenze durante gli studi universitari. De Bartolomeis ha dato contributi culturali non comuni alla critica d’arte per oltrepassare letture superficiali introducendo il metodo della valutazione produttiva nei suoi numerosi laboratori con le educatrici e insegnanti, facendo vivere esperienze culturali coinvolgenti agli adulti, ai ragazzi, ai bambini, già dalla scuola dell’infanzia, superando la visione distorta ma diffusa del ‘giocare con l’arte’ per una visione produttiva del ‘lavorare con l’arte.
Gino Strippoli