di Simone Tarditi studente Dams, in collaborazione con la redazione di Torino Click
Nella sala incontri della Bibliomediateca del Museo Nazionale del Cinema, ieri pomeriggio Guido Michelone ha presentato il suo libro Il jazz-film. Rapporti tra cinema e musica afroamericana. Con l’autore è intervenuto anche Stefano Zenni, direttore artistico del Torino Jazz Festival, che ha curato anche l’introduzione del volume.
Spesso, erroneamente si crede che i film a tema jazz siano una ventina o poco più, molti dei quali biopic, ma ciò non è assolutamente vero. All’interno de Il jazz-film vengono analizzati centoventi film, ma molti di più son quelli solo citati. Già alla sua prima edizione, il libro era uno dei più completi a livello internazionale. Il lavoro di Michelone individua rapporti, lunghi e complessi, tra jazz e cinema, le cui rispettive origini possono essere rintracciate tra gli ultimissimi anni del XIX° secolo e i primissimi del XX°.
Quindi, jazz e cinema, nascono e muovono i primi passi quasi negli stessi anni, ma non all’unisono. Come Zenni ha brillantemente fatto notare, uno dei grandi meriti de Il jazz-film è quello d’indagare quanto entrambe queste forme d’espressione artistica in più di un’occasione abbiano raggiunto insieme una perfetta sincronia e ciò è avvenuto nonostante una diverso utilizzo della temporalità. Il tempo del cinema, infatti, è qualcosa di fittizio, creato con l’ausilio del montaggio. Invece, il tempo della musica è tutta un’altra cosa, non è soggetto ad una sua “costruzione”.
Il libro di Michelone riesce nell’intento di offrire una quanto più ampia visione d’insieme sul rapporto tra cinema e jazz e, nel farlo, ci mostra come l’evoluzione di entrambi sia anche dovuta ad un cambiamento storico-culturale dalla radici profondissime.
Ad aprire e chiudere questo incontro, il pubblico presente ha potuto assistere alla performance musicale del duo Sergio Chiricosta (trombone) e Saverio Miele (contrabbasso) durante la quale son stati suonati alcuni brani di Thelonious Monk.