di Michele Chicco
Per Isang Yun, maggior compositore coreano del Novecento, il desiderio di vedere unite le due Coree, quella del nord e del sud, in un’unica grande nazione è il tormento di una vita. Due concerti proporranno le sue musiche.
Coree, Corea, Il sogno di un musicista, una punta di diamante di EstOvest 2016, festival di musica d’oggi che si spinge sulla cartina geografica “Così lontano” a esplorare territori sempre più distanti e forestieri, alla ricerca di linguaggi musicali sconosciuti.
Isan Yung e i suoi lavori cameristici saranno proposti nei due concerti previsti sabato 26 novembre a Torino, presso il Museo Ettore Fico di Torino, e e domenica 27 in collaborazione con l’Accademia di musica di Pinerolo nell’ambito della sua stagione concertistica.
Nel primo saranno sulla scena un quintetto d’archi e un oboe. Nel secondo, con oboe e contrabbasso, un violino e un violoncello. Due organici diversi per esprimere lo stesso suono così distintivo delle composizioni di Yun. Verranno eseguite Piri, per oboe solo, Glissées, per violoncello solo, Ost West Miniaturen, per oboe e violoncello Tapis, per quintetto d’archi e Together, per violino e contrabbasso grazie all’oboe di Omar Zoboli, uno dei massimi interpreti dello strumento a livello mondiale, e gli archi dello Xenia Ensemble, formato da un’équipe di musicisti d’eccezione, insieme al formidabile contrabbassista ospite Alberto Bocini.
Per meglio comprendere la personalità non solo artistica del grande compositore coreano, venerdì 25 novembre alle ore 18.30 nella libreria Libreria Bistrot Bardotto in via Mazzini 23D, si svolgerà un incontro aperto al pubblico, in stretta relazione con i due concerti monografici. Al Bardotto vi saranno Luciana Galliano, musicologa, docente universitaria e studiosa di musica dell’Asia orientale, Stefania Palmisano, docente di sociologia delle religioni e titolare del laboratorio “Religioni, spiritualità e globalizzazione” presso l’Università degli studi di Torino, Tu Dejing, pianista, docente di pianoforte, tutor presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Il dibattito è coordinato dal musicologo Marco Testa. Presenta l’appuntamento al Bardotto il violoncellista e violoncellista e coordinatore artistico Estovest Festival Claudio Pasceri.
SABATO 26 NOVEMBRE h. 17.00 Museo Ettore Fico, Torino – Via Francesco Cigna 114, Torino
DOMENICA 27 NOVEMBRE h. 17.00 Accademia di Musica di Pinerolo – Via Giolitti 7, Pinerolo
Pubblichiamo un’intervista all’oboista Omar Zoboli realizzata da Chiara Marola.
Maestro, per lei che ha suonato nelle più importanti sale da concerto nel mondo, eseguendo musiche di moltissimi autori contemporanei, che cosa ha significato l’incontro con Isang Yun, sia dal punto di vista artistico che umano?
Lavorare con Isang Yung significa entrare in contatto direttamente con una persona gentile, in ascolto, senza preconcetti, aperta a ciò che un interprete offre, attenta alle sue domande e ai suggerimenti. Venire in contatto con il suo linguaggio musicale aveva acceso in me molti interrogativi. L’occasione unica di poter partecipare nel 1994 (anno prima della sua morte) per una settimana intera a Ginevra a un suo seminario di interpretazione e poter lavorare tutte le sue opere scritte per l’oboe, mi ha permesso di avere risposte precise a tutte le questioni aperte di interpretazione. È stata inoltre fonte di ulteriore ispirazione nello studio dei suoi brani, oltre che della realizzazione di un CD in memoriam dopo la sua scomparsa nel 1995.
Ad aprire i concerti sarà il suo oboe, solo, sia il 26 novembre a Torino, nell’ambito del Festival EstOvest, sia il 27 novembre a Pinerolo per la Stagione concertistica 2016/2017 dell’Accademia di Musica di Pinerolo. Mi può descrivere le caratteristiche di questo strumento in particolare nell’interpretazione dei brani di Yun? Quali sonorità dell’oboe vengono messe in rilievo dal suo modo di comporre? Quali difficoltà e soddisfazioni ci sono per lei?
Per il brano solo Piri (Piri è il nome coreano dell’ “oboe”), Yun utilizza tutte le “nuove tecniche” per lo strumento, apparse negli anni 60-70 del secolo scorso, ma in un contesto completamente nuovo, determinato dall’estetica orientale, per cui è l’evoluzione del suono che guida e crea la forma, stabilisce il tempo, non inteso come pulsazione, ma come tempo contemplativo-meditativo. Entrati in questo feeling, il fraseggio appare chiaro, la musica ci viene incontro in tutto il suo splendore: meditativa, estatica, esaltata, giubilatoria, non dialettica. Tutto coesiste senza contrasti ma gli estremi formano un unico. Le “nuove tecniche” della musica occidentale che Yun aveva studiato, colorano tutto questo, ma lo spirito rimane orientale, distaccato, di osservazione meditativa. Per questo le sfide esecutive sono notevoli. Tra le altre, la durata lunghissima delle note nei registri estremi dell’oboe, soprattutto sovracuti, le dinamiche che oscillano spesso velocissimamente tra il brutale e il delicatissimo, i glissandi vari, il controllo del suono pianissimo fino al niente.
Non capita spesso in Italia di suonare in un concerto monografico dedicato ad un compositore orientale… Perché secondo lei oggi si comincia a parlare di lui e della sua musica anche in Italia, in particolare nel nostro territorio? Cosa si aspetta da queste due serate?
Innanzi tutto sono felice di tornare nel torinese dopo tanti anni, e di lavorare con Claudio Pasceri, il violoncellista con cui suonerò le Ost-West Miniaturen , e coi musicisti torinesi del progetto. Forse oggi, dopo tanti anni, la musica di Yun ci parla finalmente per quello che è, senza bisogno di doverla “spiegare” o difendere, essendo ormai musica “storica”. Il tema della musica “oriente-occidente” è comunque uno dei più interessanti da sempre (basti pensare a Debussy). Spero che dopo questo progetto possano nascere programmi simili, magari, oltre a Yun, dedicati anche a anche Shinoara, Takemitsu, Hosokava, Ichiyanaghi… Per quanto mi concerne, ho già eseguito la musica di Yun in Italia, proprio qui a Torino nel 1988, l’ultimo anno che ho insegnato al Conservatorio “G.Verdi”, prima di trasferirmi all’Accademia di Basilea. Oltre a Piri e Invenzioni ho suonato il grandioso Trio per oboe, viola ed arpa, insieme all’arpista torinese Gabriella Bosio.