di Luisa Cicero
E’ appena arrivato alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli direttamente dal Museo di Capodimonte il dipinto Madonna del Divino Amore di Raffaello, ed è già nel cuore di chi ha potuto ammirarlo.
L’opera è ricordata da Giorgio Vasari nella Vita di Raffaello fra le più belle eseguite dal maestro nel periodo romano: la sua autografia era stata messa in discussione dalla maggior parte della critica a partire dalla fine dell’Ottocento.
Sulla fortuna dell’opera aveva pesato non poco la presenza a Capodimonte di un grande disegno nella stessa scala della tavola proveniente dalla collezione di Fulvio Orsini, attribuito a Giovan Francesco Penni e ritenuto il cartone preparatorio al dipinto, cosa che ha indotto alcuni ad ascrivere all’allievo anche l’ideazione dell’opera: le indagini recentemente condotte hanno però chiarito senza più dubbi che si tratta di una copia su carta tratta dal dipinto e non di un cartone preparatorio per la sua esecuzione. L’intervento di restauro ha evidenziato la qualità delle stesure pittoriche e il buono stato di conservazione del dipinto, recuperandone il raffinato cromatismo e liberando il manto della Madonna da antiche ridipinture che ne falsavano il volume.
L’ambiente dov’è allestita l’opera è buio e avvolgente. Il netto cambio di luminosità, dalla luce alla penombra, induce l’occhio a riabituarsi e il quadro, unico oggetto illuminato nella sala, appare come una visione. La stuoia posta sul pavimento attutisce i passi, ovattando lo spazio. La Madonna del Divino Amore è poggiata in una nicchia, senza cornice, ai suoi piedi una base che distanzia, protegge e ricrea la sacralità di un altare. L’ambiente ha una forma a dodecagono, un poligono regolare con una matrice geometrica cara a Raffaello. L’inclinazione della parete su cui è esposto il dipinto richiama la leggera torsione del gruppo delle quattro figure principali, che sono ruotate di circa 15 gradi rispetto l’asse frontale di visione. Accedendo dal corridoio il visitatore si trova quindi il dipinto in posizione inclinata ma con il gruppo disposto frontalmente e nel portarsi davanti al quadro, sperimenta fisicamente questo stesso movimento di rotazione.