“La Gazzetta – nessuno può disconoscerlo – si è conquistata un forte prestigio e un largo ascendente sull’opinione pubblica, seguita e stimata per l’integrità morale delle sue idee, rispettata e temuta per i suoi atteggiamenti di grande fermezza, coerenza e coraggio. Siamo stati la seconda voce della regione per numero di lettori, ma sovente anche la prima e vera”.
Così scriveva il direttore Ferruccio Borio nel suo pezzo “Continuità di ideali” che chiudeva e salutava i lettori dopo l’ultima avventura della Gazzetta del Popolo che terminava il 31 dicembre 1983, dopo solo 16 mesi di pubblicazione.
Oggi il giornale viene ricordato nei suoi 135 anni con diverse esposizioni al Polo del ‘900, al Museo del Risorgimento e a Palazzo Lascaris per spiegare alle giovani generazioni cos’è stata la Gazzetta del Popolo, da giornale protagonista dell’epoca risorgimentale alla posizione negli anni del fascismo, al dopoguerra e agli anni difficile dell’autogestione, fino alla chiusura definitiva del 1983.
“Il giornale – volle precisare Borio – si è subito imposto come voce libera, indipendente e autonoma da qualsiasi partito politico o gruppo di potere finanziario, espressione autentica e appassionata dell’esigenza di risolvere i problemi, non pochi e non facili, del Piemonte e della Valle d’Aosta.”
E con un filo di speranza il direttore continuava: “ Con la decisione dell’assemblea dei soci o con una forma cooperativa tra lavoratori, certamente molto presto – io mi auguro già dai primi giorni dell’anno nuovo- la Gazzetta tornerà in edicola”.
Proseguiva: ”Sarà la Gazzetta del Popolo che i lettori volevano e vogliono, quella che riprende la vita tracciata negli antichi tempi delle sue origini e della sua vita centenaria, il giornale della gente che opera e lavora, onesta, pulita, libera e indipendente, al servizio del Piemonte e della Valle d’Aosta, unita e compatta con i suoi lettori”.
Ma l’ultima avventura era partita l’11 settembre 1982 con una professione di fede intitolata “Al Servizio del Piemonte” dove Ferruccio Borio si esprimeva così: “Noi vogliamo dire ai nostri lettori tutta la verità, naturalmente quella che conosciamo:non intendiamo imporre nulla, piuttosto chiediamo ai lettori che siano loro a dirci le esigenze, i problemi quotidiani, i mali e i pesi della vita e del lavoro.”
E continuava:”Siamo per la tutela dei cittadini che danno e hanno dato alla società una vita di fatiche e di sudori, di stenti e di miserie. Siamo e saremo accanto a chi è indifeso, a chi soffre, a chi ha bisogno di aiuto e anche soltanto di una parola di conforto. Saremo pure al fianco dei potenti per sostenerli e sollecitarli nel cammino lungo della retta via. …..”
IL direttore chiudeva l’articolo di apertura con “Nel primo numero della Gazzetta, Giovan Battista Bottero scriveva :”Partito non ne abbiamo nessuno, opinione quella dei galantuomini”. Questo è il motto della nuova Gazzetta, un impegno da oggi in poi per sempre”.
Info: Ringraziamo , dopo tanto peregrinare, la Biblioteca Nazionale di Torino che conserva con cura l’ultima Gazzetta del Popolo, dalle cui pagine sono state presi i testi.
Antonella Gilpi